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DIFFIDATE sempre, controllate, ricercate e chiedete. Chiedete ad altri foristi se per caso conoscono questo prodotto, chiedete se esistono dei test e delle testimonianze attendibili.

Speranze e delusioni, vittorie e sconfitte, virtù e debolezze: in questa area del forum si parla di esperienze vissute, storie reali di vita vissuta che toccano il cuore o che sorridere, storie che fanno piangere, storie che fanno riflettere... storie della nostra vita.

Domanda La nostra esperienza con un cancro al colon

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11 Anni 2 Mesi fa - 11 Anni 2 Mesi fa #17819 da Imhotep
Risposta da Imhotep al topic Diagnosi e intervento
Ma veniamo al dunque: intendo ora illustrare un esempio concreto di come si può vivere (non sopravvivere) benissimo dopo un tumore di notevole entità, rinunciando alla nefasta chemioterapia e facendo risparmiare migliaia di euro al SSN (e quindi a tutti i cittadini italiani).
L'esempio è di primissima mano, trattandosi di mio padre, che io seguo da vicino nel percorso terapeutico, che in buona sostanza non è altro che prevenzione.

Allo scopo di facilitare la comprensione dei contenuti che illustrerò, comincio con il darvi il quadro clinico preciso e dettagliato, in ordine cronologico.

Paziente nato nel 1933 (78 anni al momento della diagnosi).
Condizioni di salute generali buone. Cardiopatia ischemica e ipertensiva (angioplastica eseguita nel 2000) con buon decorso, tanto che è stato ritenuto idoneo all'intervento senza riserve (a seguito di controlli e test da sforzo), e lieve iperglicemia. Paziente sovrappeso (BMI pari a 30 circa).

19.09.2011
Diagnosi a seguito di colonscopia (e biopsia): adenocarcinoma infiltrante G II + adenocarcinoma infiltrante G I + adenoma tubulare con displasia di basso grado.

14.10.2011
TC dell'addome completo: non si rilevano adenomegali, né lesioni focali epatiche solide.

Sempre a ottobre
RX torace: reperti nei limiti.

Marker tumorali pre-intervento
CA 19-9: 60,20 (valori di riferimento: 0 - 35)
CEA: 9,66 (val. rif.: 0 - 3).

28.10.2011
Eseguito intervento chirurgico di emicolectomia destra VL, anastomosi ileo-colica L-L manuale e laparoplastica diretta. Durata intervento (da inizio incisione a fine incisione): 3h 20'.

Diagnosi del referto istologico:

1. Duplice adenocarcinoma colico G II. La lesione maggiore presenta aree mucinose e infiltra i tessuti molli periviscerali. La lesione minore infiltra la sottomucosa ma non la tonaca muscolare.
Non si osserva angio-invasione.
Margini di resezione e omento indenni da infiltrazione neoplastica.
Metastasi a 3 dei 13 linfonodi esaminati.

Stadiazione: pT3 N1b M0, C2 di Astler-Coller (stadio 3°b).

2. Adenoma tubulare con displasia di basso grado.

Osservazioni: neoplasia ad alto rischio di recidiva.

Sopravvivenza a 5 anni per questo specifico stadio e tumore in letteratura (verificata da me, certo non comunicata dall'oncologo): 45 - 55%.

27.01.2012
Visita dall'oncologo in grave ritardo (secondo loro, perché noi tanto già sapevamo che non avremmo mai acconsentito alla chemio).

02.02.2012
A seguito di riunione collegiale (non si capisce davvero a cosa dovrebbe servire questa gran riunione, visto che il protocollo di cura è rigidissimo), proposta terapeutica: 6 mesi di chemioterapia adiuvante con capecitabina (per via orale).
Risposta del paziente: adiuta tua nonna (in realtà siamo stati più gentili).

03.04.2012
Primo controllo valori ematici: tutto perfettamente in ordine (non vi do i dettagli, perché sono più importanti i risultati successivi).

24.09.2012
Colonscopia: non lesioni a carico dei tratti colici esplorati (tradotto: tutto a posto).
Stomite presso l'anastomosi ileo-colica (tradotto: tessuti infiammati in corrispondenza della cucitura fatta a seguito dell'intervento, il che è normalissimo e privo di conseguenze).

08.10.2012
Ecoaddome completo: tutto sostanzialmente nella norma.

15.10.2012
CA 19-9: 5,4 (val. rif.: 0 - 35)
CEA: 1,01 (val. rif.: 0 - 3)
PSA (non c'entra con il colon, ovviamente): 1,43 (val. rif.: 0 - 4)

Tutti i valori relativi al sistema immunitario (granulociti, linfociti, monociti) sono perfetti.

Albumina: 4,2 (val. rif.: 3,5 - 5,0)
Proteina C-reattiva: 0,37 (val. rif.: 0 - 0,75)

Riassumendo: mio padre attualmente (a 15 mesi dall'intervento) è sanissimo e non vi è traccia alcuna di tumori nel suo organismo. Veleggia pacificamente verso gli 80 anni, che compirà in estate. Chissà se vi sarebbe arrivato, rimpinzato di capecitabina....



Commenti e osservazioni.

1) Ricordatevi che la fortuna fa tantissimo. Ognuno deve darle il nome che preferisce (caso, sorte, destino, karma, angelo custode: c'è solo l'imbarazzo della scelta), ma il concetto è chiaro: aggredire e poi tenere sotto controllo un T3N1 senza metastasi a distanza è ben diverso dal trovarsi a fronteggiare un T4N2M1, che praticamente non lascia scampo. Trattandosi di bestie quasi sempre asintomatiche (mio padre, in realtà, era stitico da anni: se avessi avuto prima le conoscenze di cui dispongo ora, avremmo beccato il bastardo ad uno stadio molto meno avanzato), l'incidenza della buona sorte è davvero notevole nell'influenzare l'esito di tutta la faccenda.

2) Metastasi.
M0 o M1: un mondo di differenza. Andrebbe sempre precisato, però, che le metastasi sono quelle segnalate perché riscontrabili dagli strumenti diagnostici a nostra disposizione. Non avere metastasi visibili, in poche parole, non comporta affatto la certezza di non avere altri focolai tumorali già attivi in giro per il corpo. Anche per questo motivo è assolutamente fondamentale adeguare il proprio stile di vita e la propria alimentazione ai pericoli cui sappiamo essere esposti, a titolo preventivo prima ancora che curativo (approfondirò l'argomento nei post successivi).

3) L'intervento chirurgico, in assenza di metastasi a distanza, può risultare curativo. E' quello che speriamo noi per quanto riguarda mio padre, ovviamente aiutando concretamente l'organismo a tenere sotto controllo eventuali focolai tumorali residui. Un bravo chirurgo, in tal senso, è di importanza decisiva. Sapere esattamente dove tagliare (ottenendo quindi margini di resezione indenni da infiltrazione neoplastica, vedi sopra) è di fondamentale importanza, sia per evitare di lasciare nel corpo residui di cellule cancerose che per scongiurare dispersione nel sangue delle stesse cellule. Per un paziente dell'età di mio padre, poi, si è trattato di un intervento piuttosto pesante, da attuare con tutta la prudenza e l'abilità necessarie (sia parte del chirurgo che da parte dell'anestesista).

4) Albumina e proteina C-reattiva sono valori che insistiamo a tenere sotto controllo a spese nostre, perché non sono compresi nel protocollo di follow-up oncologico (quantomeno in Lombardia).
Curioso, visto e considerato che lo stato infiammatorio cronico (rilevabile facilmente tramite i due valori citati) è direttamente correlato a mortalità e morbilità per tutte le patologie, in particolare per quanto riguarda i pazienti anziani. Inoltre, è provato da tempo che l'infiammazione cronica è un segnale di pericolo proprio per una rinnovata attività tumorale nell'organismo (effetto), ma anche una concausa importante per tutti i tipi di cancro, che sfruttano proprio uno stato infiammatorio cronico per costringere l'organismo a rifornire il tumore del sangue di cui ha bisogno per crescere (tramite angiogenesi).
Commento nei confronti dei medici e degli oncologi che tralasciano di tenere sotto controllo l'eventuale stato infiammatorio cronico del paziente: imbecilli!!

Link a due articoli tra i tanti che trattano l'argomento infiammazione e cancro (in inglese):

www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC199.../yjbm_79_3-4_123.pdf

www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC286...pdf/nihms-188521.pdf


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11 Anni 2 Mesi fa #17965 da Imhotep
Risposta da Imhotep al topic Sistema immunitario
"La nostra conoscenza dei difetti molecolari nel cancro nasce da vent'anni della migliore ricerca in biologia molecolare. Queste informazioni, però, non si traducono in trattamenti efficaci, né nella comprensione del perché alcune delle attuali terapie hanno successo o del perché altre falliscono. E' un'epoca frustrante."
Edward Harlow, Dipartimento di Chimica Biologica e Farmacologia Molecolare, Harvard Medical School (1994)

Come promesso, illustrerò brevemente i passi da noi intrapresi a scopo preventivo (del resto anche la chemioterapia proposta era adiuvante, cioè fatta a scopo preventivo nei confronti di metastasi e recidive), affinché il tumore estirpato da mio padre non si ripresenti - appunto - sotto forma di recidiva o metastasi. Non intendo insegnare niente a nessuno. Tutto quello che so, l'ho appreso nel corso dell'ultimo anno da altri che ne sanno e sempre ne sapranno molto più di me. Io mi sono limitato a studiare, a riflettere, e a scegliere ciò che mi pareva convincente. Metto a disposizione la nostra esperienza non tanto per gli utenti di questo forum già ferrati in materia, quanto per fornire alcune informazioni utili ad eventuali "neofiti" intenzionati ad approfondire l'argomento per interesse personale o perché costretti da sopravvenute esigenze di conoscenza (come è successo a noi).
Che la chemioterapia vada rifiutata a priori, lo do per scontato. La radioterapia, ovviamente, finisce nel bidone della spazzatura insieme alla chemio. Partendo da questo punto fermo, possiamo cominciare a ragionare.

Premessa
Non so praticamente niente di medicina ortomolecolare, megadosi di vitamine e altri argomenti trattati in questo forum. Pertanto, la scelta del nostro percorso terapeutico, basato unicamente sull'alimentazione e su pochissimi integratori, non implica in alcun modo un giudizio negativo su altri possibili trattamenti. Mi limito a parlare di ciò che conosco.

Allo scopo di rendere l'esposizione facilmente leggibile e comprensibile, la dividerò in diversi punti tematici, cercando di fornire un breve approfondimento esplicativo per ogni punto trattato.


1) Sistema immunitario

Non appena mio padre è stato dimesso dall'ospedale (dopo 12 giorni di degenza), gli abbiamo fatto cominciare una cura di 90 giorni a base di un integratore fitoterapico che prometteva di fornire una efficace stimolazione del sistema immunitario, a base dei seguenti composti:

¤ L'estratto di Laminaria Japonica è standardizzato in fucoidano e in fucosio. Il fucoidano è un polisaccaride solfato capace di rinforzare il sistema immunitario e di aiutarlo a difendersi più efficacemente contro diversi virus. Il fucosio è uno degli otto zuccheri essenziali indispensabili per il funzionamento ottimale della comunicazione intercellulare. Il fucosio è, in particolare, abbondante nei macrofagi, delle cellule molti importanti del sistema immunitario che difendono l'organismo contro le infezioni.

¤ L'estratto di Cordyceps sinensis è standardizzato in acido cordiceptico, in adenosina e in polisaccaridi. Il Cordyceps sinensis è un fungo medicinale raro che è stato considerato per secoli come una delle pietre miliari della medicina cinese. La ricerca moderna ha mostrato che possiede delle proprietà immunomodulatrici che possono agire come agente immunosoppressore o immunostimolante. Viene ampiamente utilizzato in Giappone, in Corea e in Cina come coadiuvante di trattamenti convenzionali.

¤ L'estratto di legno di larice è molto ricco di arabinogalactani, dei polisaccaridi ramificati, dal peso molecolare variabile. I polisaccaridi di scarso peso molecolare mostrano generalmente degli effetti antinfiammatori, anticomplemento e antiallergici, laddove quelli dall'elevato peso molecolare stimolano la citotossicità delle cellule naturali assassine del sistema immunitario. Alcuni studi hanno mostrato che l'arabinogalactano sembra rinforzare la risposta del sistema immunitario alle infezioni. Le sue proprietà lo rendono un coadiuvante efficace di certi trattamenti convenzionali.

¤ L'Astrasgalus membranaceus è una pianta adaptogena che è stata utilizzata per secoli dalla medicina tradizionale cinese, fra le altre cose per aumentare la vitalità e lottare contro la debolezza. La ricerca contemporanea si è concentrata sui polisaccaridi immunostimolanti e certi altri ingredienti attivi che sembrano utili nelle malattie legate a delle carenze immunitarie. Gli studi hanno mostrato che l'Astragalus stimola il sistema immunitario in modi diversi, soprattutto favorendo lo sviluppo di cellule matrici in cellule immunitarie attive. I polisaccaridi dell'Astragalus inducono la produzione endogena di interferone e ne potenzializzano l'efficacia.

Link al prodotto, per chi fosse interessato: www.supersmart.com/it--Immunitario--Natu...upport-Formula--0570

Potete facilmente verificare su internet quali sono le proprietà ascritte a ciascun componente di questo integratore. Io posso dire una cosa soltanto: mio padre ed io (che mi sono aggregato), con un solo ciclo di integrazione ogni inverno, nel corso degli ultimi 15 mesi e mezzo siamo stati ambedue vittime di un solo attacco da parte dei virus che scatenano questi mali di stagione, contro un minimo di quattro episodi che sarebbero stati normali in passato per un periodo equivalente (che comprende due inverni), e con la gravità di tutti i sintomi ridotta a un terzo di quanto fossimo abituati. Questo, nonostante mio padre compia un viaggio in treno mediamente una volta alla settimana: e tutti sappiamo quanto sia alta la concentrazione di virus e batteri proprio sui mezzi pubblici, in particolare nel periodo invernale, quando ci si trova spesso a stretto contatto con persone portatrici di agenti patogeni.

Vorrei far notare che la MU, oltre a non proporre la minima indicazione alimentare al paziente che viene dimesso dopo un intervento di emicolectomia, il che è semplicemente criminale (alla luce di tutte le conoscenze oggi disponibili), si propone esattamente l'effetto contrario con la sua adorata chemioterapia: distruggere il sistema immunitario. Embè, tanto non vi serve mica contro i tumori, giusto? Sbagliato!
Le cellule del nostro sistema immunitario sono la nostra prima e più efficace arma di difesa contro i tumori, visto che riconoscono le cellule danneggiate o diverse dal normale e fanno di tutto per eliminarle dall'organismo. I micidiali linfociti NK (Natural Killer) sono in prima linea in questa guerra. Esistono ormai pochi dubbi sul fatto che la battaglia contro i tumori si svolga pressoché costantemente nel nostro organismo, perché le mutazioni che portano alla nascita di un focolaio tumorale (un tumore nella sua prima fase, chiamata iniziazione) sembrano essere piuttosto frequenti. Per nostra fortuna, una mutazione non basta a creare un cancro. Per arrivare a una vera crescita cancerosa, le cellule pre-cancerose hanno bisogno di una serie di eventi mutageni: uno solo non è sufficiente. Inoltre, per potersi espandere a piacimento, un tumore ha bisogno necessariamente di un micro-ambiente favorevole, altrimenti rischia fortemente di non farcela (per la gioia nostra). Qui entra in gioco lo stato infiammatorio, utile al tumore per ottenere i rifornimenti di glucosio di cui necessita per crescere. Questo accade attraverso l'angiogenesi (o neovascolarizzazione), cioè la creazione di nuovi vasi sanguigni che gli forniranno molto più sangue del normale (vedere i due studi linkati nel post precedente).
In virtù di quanto esposto, in quale modo si pensa di favorire il paziente riducendo a zero le sue difese immunitarie? Mistero.


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11 Anni 2 Mesi fa - 11 Anni 2 Mesi fa #18040 da Imhotep
Risposta da Imhotep al topic Curcuma e ribes nigrum
Abbiamo parlato in precedenza del ruolo svolto dall'infiammazione nella crescita tumorale. Per chi conosce l'inglese, gli studi linkati in precedenza sono approfonditi e illuminanti (ma ne esistono tanti altri).

Ben poco si sa sui motivi che portano alla nascita di un tumore. Certamente (quantomeno allo stato attuale delle conoscenze) è necessaria una serie di eventi mutageni. Il DNA delle cellule tumorali è diverso da quello delle cellule che si comportano normalmente, questo è sicuro. Quali siano le cause e le concause di questi eventi e quali le possibili misure preventive, resta in gran parte un mistero. A parte consigli come non fumare, evitare un eccesso di radiazioni e non vivere o lavorare in ambienti contaminati da amianto o asbesto, non abbiamo molti riferimenti.
La fase iniziale del tumore, detta iniziazione, pertanto non si presta a interventi risolutivi da parte nostra.

A maggior ragione, dobbiamo fare di tutto per influenzare la crescita tumorale nella sua seconda fase, quella chiamata promozione. E' in questa fase che abbiamo la possibilità di negare al tumore quello che gli serve per continuare la sua crescita incontrollata e cominciare a invadere i tessuti circostanti e di contrastarlo con tutta una serie di molecole, forniteci dal laboratorio della Natura, capaci di stimolare l'apoptosi (la morte cellulare programmata) e di inibire l'angiogenesi (neovascolarizzazione), senza la quale nessun tumore solido può raggiungere dimensioni tali da destare preoccupazione.
L'angiogenesi, per avere luogo, necessita di uno stato infiammatorio.

Ed è qui che possiamo intervenire attivamente, allo scopo di rendere più difficile la vita all'ospite indesiderato. Numerosi studi clinici provano che l'assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), come ibuprofene o nimesulide, riduce il rischio di insorgenza di vari tipi di cancro. Link a un paio di articoli relativi a questo argomento:

aje.oxfordjournals.org/content/166/6/709.full.pdf

www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10601612

Per ovvi motivi, un'assunzione continuativa di questi farmaci è improponibile. Per fortuna, esistono valide alternative.

Tutti i frutti di bosco (fragole, lamponi, more, mirtilli) sono degli ottimi anticancerogeni. Essi - infatti - contengono una serie di molecole che hanno effetti apoptotici, antinfiammatori (quindi antiangiogenetici) e antiossidanti, quali l'acido ellagico, le antocianidine e le proantocianidine.

Da subito dopo l'intervento, mio padre assume 40 gocce di estratto di Ribes nigrum al mattino e altre 40 gocce alla sera (acquistato presso una farmacia che realizza questo tipo di preparati). Posso personalmente confermarne le notevoli proprietà antinfiammatorie, verificate applicandone poche gocce su una gengiva infiammata.

In aggiunta al Ribes nigrum, noi utilizziamo anche l'antinfiammatorio naturale più potente finora individuato: la curcuma.
La curcuma contiene curcumina, un antiossidante molto più efficace - per esempio - della vitamina E, dalle spiccate proprietà anticancerogene.
Attenzione: la curcumina ha una biodisponibilità molto bassa. Questo ne rende sconsigliabile l'assunzione da sola o sotto forma di curry (a cui regala il classico colore giallognolo), dove spesso rappresenta solo il 25-30% della miscela. La piperina, un alcaloide contenuto nel pepe nero, aumenta l'assorbimento della curcumina nel corpo in maniera esponenziale. Consiglio di preparare un condimento a base di curcuma e pepe nero nel rapporto di 2 a 1, da utilizzare quotidianamente. Io utilizzo le normali boccette di pepe da 40 g, da cui estraggo la metà del pepe per poi aggiungere 40 g di curcuma, ottenendo una boccetta contenente 40 g di curcuma e 20 g di pepe nero.
Si tratta di un condimento dal sapore molto equilibrato, utilizzabile praticamente su tutto (insalate, minestre e quant'altro).

Con questi due semplicissimi accorgimenti, riteniamo di combattere efficacemente il rischio di insorgenza di una pericolosissima infiammazione cronica nell'organismo, che eventuali focolai tumorali sarebbero felici di sfruttare a loro vantaggio. Finora i fatti ci hanno dato ragione.


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11 Anni 2 Mesi fa - 11 Anni 2 Mesi fa #18094 da Imhotep
Risposta da Imhotep al topic Tè verde
Il tè verde è una bevanda dalle proprietà veramente straordinarie.

Si possono individuare nel tè verde centinaia di molecole differenti, tra cui quelle che ci interessano in funzione anticancerogena: le catechine, composti incolore della famiglia dei polifenoli. Il ruolo delle catechine all'interno della pianta è quello di sentinelle antifungine e antibatteriche, a difesa della pianta stessa.

Tra tutte le molteplici catechine presenti nel tè verde, quella chiamata EGCG (epigallocatechina-3-gallato) è quella con il maggiore potenziale anticancerogeno e quindi quella di maggior interesse per noi. Questa molecola è accreditata delle seguenti proprietà:

- è nemica giurata dell'angiogenesi (neovascolarizzazione), in quanto capace di bloccare il recettore della VEGF (vascular endothelial growth factor), una proteina necessaria al processo angiogenetico

- è un potente antiossidante

- è un detossificante (attiva gli enzimi del fegato che eliminano le tossine dall'organismo)

- facilita la morte delle cellule cancerose tramite apoptosi.

A mio modo di vedere, un'arma così potente non può mancare nell'arsenale di chiunque voglia affrontare la patologia cancro (anche e soprattutto in funzione preventiva).


Alcune osservazioni sull'assunzione di tè:

1) Il tè deve necessariamente essere verde. Quello nero perde gran parte delle sue caratteristiche salutari (legate alle catechine) durante il processo di fermentazione al quale viene sottoposto.

2) Per la completa liberazione delle catechine nell'acqua, è necessario che il tè venga lasciato in infusione a lungo (da 8 a 10 minuti). Un'infusione breve (poniamo 3 o 4 minuti) comporta un contenuto in catechine pari al 20%-30% soltanto di quello raggiungibile tramite un'infusione prolungata.

3) Esistono grandi differenze nel contenuto di catechine tra le diverse qualità di tè. In generale, le varietà giapponesi sono più ricche in catechine di quelle cinesi e indiane (che provengono dallo Sri Lanka). Per fare un esempio, la varietà chiamata Sencha-Uchiyama (giapponese) contiene il triplo di EGCG rispetto alla varietà chiamata Yunnan (cinese). Quello venduto nei supermercati viene quasi sempre dalla Cina, ma è possibile acquistare le varietà giapponesi (magari non in bustine) in qualche negozio specializzato.

4) Una volta preparato, il tè va bevuto entro un'ora al massimo! Questo è un accorgimento importantissimo, dato che i polifenoli sono composti estremamente volatili e hanno un'emivita di mezz'ora soltanto una volta estratti dalle foglie. Pertanto, il consiglio di prepararsi un thermos o una bottiglia di tè verde al mattino, da bere durante la giornata (come mi è capitato di leggere in giro per il web), è completamente errato. Bere nel pomeriggio del tè verde preparato di prima mattina, dal punto di vista delle molecole anticancerogene equivale a bere acqua.


Mio padre, da un anno e mezzo a questa parte, beve mezzo litro di tè verde ogni mattina (infusione prolungata di due normali bustine), ovviamente senza zucchero (analizzeremo in un post successivo il ruolo nefasto dello zucchero e dei cibi ad alto indice glicemico sulla crescita tumorale). Un'abitudine che mi sentirei di consigliare a tutti, sani o già "diagnosticati" che siano.


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11 Anni 1 Mese fa - 11 Anni 1 Mese fa #18216 da Imhotep
Risposta da Imhotep al topic Aglio e cipolla
"L'aglio è una delle erbe medicinali più antiche, tanto è vero che ne sono state rinvenute prescrizioni su tavolette sumere risalenti al 3000 a.C. Pasteur ne osservò gli effetti antibatterici nel 1858 e, durante la prima guerra mondiale, l'aglio era ampiamente utilizzato nelle fasciature delle ferite per prevenire le infezioni. Tornò in auge nella seconda guerra mondiale fra i soldati russi che non avevano a disposizione antibiotici, tanto da essere ribattezzato 'penicillina russa'.

I composti solforati della famiglia delle alliacee riducono in parte gli effetti cancerogeni delle nitrosamine e dei composti N-nitrosi che si formano nelle carni troppo grigliate o durante la combustione del tabacco.
Inducono l'apostosi delle cellule del cancro al colon, al seno, al polmone, alla prostata e della leucemia.
Gli studi epidemiologici paiono indicare una minore incidenza dei tumori al rene e alla prostata nei popoli che ne consumano di più.
Inoltre, tutte le verdure di questa famiglia contribuiscono a tenere sotto controllo la glicemia, riducendo così la secrezione di insulina e IGF e pertanto la crescita delle cellule tumorali."

Il paragrafo che avete appena letto è tratto direttamente dal preziosissimo libro Anticancro, ad opera di David Servan-Schreiber (ed. Sperling & Kupfer), una lettura praticamente obbligata per chiunque desideri affrontare la problematica cancro con metodi più intelligenti di quelli messi a disposizione dalla devastante oncologia ufficiale.

Del rapporto tra insulina e IGF (fattore di crescita insulino-simile) e crescita tumorale ci occuperemo in un post successivo, dedicato a tutto ciò che non si deve trovare in un regime alimentare anticancerogeno.

Attenzione: le molecole attive dell'aglio si liberano quando lo spicchio viene schiacciato e vengono assorbite meglio se sciolte in un po' d'olio. Lo stesso vale per la cipolla, perfetta sia cotta che cruda.
Fanno parte della stessa famiglia (le alliacee) anche porro, scalogno ed erba cipollina.

Da un anno e mezzo a questa parte, mio padre assume due perle di aglio macerato in olio al giorno (una a pranzo e una a cena), perché non ne consumerebbe mai a sufficienza con la normale alimentazione.
E' probabile che un'alimentazione basata su una cucina molto ricca di aglio e cipolla non necessiti di integrazioni.


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11 Anni 1 Mese fa - 11 Anni 1 Mese fa #18290 da Imhotep
Risposta da Imhotep al topic Crocifere
La famiglia delle crocifere o crucifere (Brassicaceae) è estremamente ampia, comprendendo una trentina di generi soltanto nella flora italiana, molti di più a livello mondiale. A noi interessano quelli più comunemente usati nell'alimentazione come verdure, cioè:

* Cavolo
* Cavolfiore
* Broccoli
* Cavolini di Bruxelles.


Le proprietà di queste verdure, così umili e probabilmente non amate da tutti, le rendono insostituibili in una dieta anticancerogena. Le molecole attive in funzione antitumorale che sono riccamente presenti in questa famiglia di verdure sono essenzialmente sulforafano e indolo-3-carbinoli (I3C), molecole della famiglia degli isotiocianati dalle caratteristiche davvero straordinarie nella nostra quotidiana guerra ai tumori.

Non solo queste molecole posseggono una notevole attività detossificante da agenti cancerogeni (similmente agli agrumi), ma hanno la capacità di indurre l'apoptosi (la morte cellulare programmata) e di frenare l'angiogenesi, bloccando pertanto la crescita tumorale.

Il sulforafano, in base alle attuali conoscenze, è particolarmente attivo nei confronti dei neuroblastomi e dei carcinomi della mammella, del colon e della prostata.

L'I3C ha un ruolo preminente nel combattere i tumori estrogeno-dipendenti, quali quelli al seno, all'ovaio, all'utero e al collo dell'utero. Pare che sia in grado - infatti - di modificare la funzionalità dell'ormone estradiolo, inibendone la capacità di stimolare la crescita cellulare.

Esistono in letteratura innumerevoli studi scientifici che confermano il ruolo anticancerogeno di queste preziose verdure. Mi limito a indicare i seguenti (sempre in inglese):

www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11467202

www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10096555

www.molecular-cancer.com/content/9/1/47

www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/11694642

www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/15476860

Ricordarsi sempre che queste verdure vanno cotte al vapore e per un periodo possibilmente limitato, mai in acqua, onde preservare al massimo le loro proprietà salutari.
Possono essere consumate anche crude (tranne forse i cavolini di Bruxelles), con due innegabili vantaggi: la conservazione integrale di tutte le molecole utili alla nostra salute e l'assenza dell'odore innegabilmente intenso che queste verdure sprigionano durante la cottura. Il quale odore, occorre sottolinearlo, viene sprigionato proprio dalle molecole in grado di proteggerci dal cancro.
Idealmente, dovremmo consumarne non meno di tre o quattro porzioni alla settimana.


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