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Domanda Omega 3: perché potrebbero essere dannosi.

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6 Anni 11 Mesi fa #55249 da miciofelix
Risposta da miciofelix al topic Omega 3: perché potrebbero essere dannosi.
le Omega 3 della Life Extension sono comunque tra le migliori essendo fra le pochissime certificate IFOS, garanzia internazionale di qualità.....

"(..) sei fuori di testa (..)"
"serve una vita intera di pratica...."

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6 Anni 11 Mesi fa #55250 da alex86
Risposta da alex86 al topic Omega 3: perché potrebbero essere dannosi.
io prendo solo gli IFOS... oppure gli ALA d origirne vegetale, una al di.. non so'

"Not all cakes comes with hole"

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6 Anni 11 Mesi fa #55251 da Marco R.
Risposta da Marco R. al topic Omega 3: perché potrebbero essere dannosi.

miciofelix ha scritto: che ne pensi del consumo di acidi grassi non dal pesce ma da olio di lino e di canapa che non hanno quasi EPA e DHA però hanno in ottimali proporzioni omega 6 e omega 3?


Prima consumavo olio di lino refrigerato, da qualche tempo ho smesso passando agli Omega-3.

Le noci sono l'unica frutta secca che mantiene il corretto rapporto Omega6-Omega3. Siccome la necessità è molto bassa, un consumo regolare di noci dovrebbe bastare.. ma sono solo mie supposizioni.
Penso di abbandonare gli Omega-3 e di integrare al loro posto il precursore ALA (Acido Alfa-Lipoico) che si trova tranquillamente in alcuni integratori. Il corpo convertirà solo il necessario.

Liuc33 ha scritto: Marco:
Io ho finito da poco il super omega da tè consigliatomi della Life extension. Allora faccio bene a non prenderlo piu? :)


In base a quanto detto, io lo sospendo e prendo i precursori.

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6 Anni 11 Mesi fa #55253 da Marco R.
Risposta da Marco R. al topic Omega 3: perché potrebbero essere dannosi.
Il maggiore rischio a cui vanno incontro gli oli di pesce è la perossidazione lipidica.

I grassi Omega 6 sono molto inclini all’irrancidimento ma gli Omega 3 lo sono ancora di più! E’ un fatto accertato che maggiore è il grado di insaturazione, maggiore è il tasso di autossidazione degli oli (Stansby 1967).

Questo studio: www.unuftp.is/static/fellows/document/pak05prf.pdf ha testato la stabilità dell’olio di pesce, simulando uno stoccaggio a 10°C per poi tenere la bottiglia di olio di pesce per una mezz’ora a temperatura ambiente prima dell’assunzione. Ovviamente è cominciato il processo di perossidazione..

I siti di attacco da parte dell’ossigeno sono le porzioni insature delle parti di acido grasso dei trigliceridi (Stansby 1967). Grazie al suo elevato contenuto di acidi grassi polinsaturi (EPA e DHA), gli oli di pesce sono altamente sensibili al deterioramento ossidativo e la velocità di ossidazione è significativamente più elevata rispetto a quella di altri oli (Boran et al. 2006). Vari fattori governano le reazioni ossidative che avvengono presso i centri di insaturazione (Stansby 1967). Oltre ad essere influenzata dalla temperatura e dal grado di insaturazione, l’ossidazione può essere accelerata o ritardata da vari agenti catalitici: alcuni metalli, la luce e la luce con lunghezze d’onda più corte, alcuni enzimi ossidativi, e altre sostanze biologiche.

Un gran numero di aldeidi saturi e insaturi, chetoni, acidi e altri prodotti sono stati isolati dagli oli ossidati, e hanno dimostrato di contribuire ai sapori e odori indesiderabili. I prodotti dell’ossidazione lipidica sono noti per essere pericolosi per la salute poiché sono associati all’invecchiamento, al danneggiamento delle membrane, alle malattie cardiache ed al cancro (Suja et al. 2004), tutto ciò che gli omega 3 dovrebbero in teoria prevenire.
È stato riportato che il consumo di questi grassi ossidati causano diarrea, ingrossamento del fegato, cambiamenti istologici nei tessuti di animali da esperimento (Nwanguma et al. 1999). La produzione di composti carbonilici biologicamente attivi da lipidi, inclusi acroleina ( it.wikipedia.org/wiki/Acroleina ), malonaldeide (MA o MDA) e 4-idrossi-2-nonenale (4-HN) durante l’ossidazione, è stata riportata da molti ricercatori (Miyake e Shibamoto 1996). Questi prodotti chimici sono stati associati con malattie come l’arteriosclerosi, cataratta e invecchiamento. Ad esempio, l’acroleina ha causato diversi effetti citopatici.
La malonaldeide (MA) è stata implicata nell’invecchiamento, mutagenesi e carcinogenesi. Quasi tutti gli amminoacidi reagiscono con i prodotti primari e secondari dei lipidi ossidati, diminuendo così l’utilizzazione digestiva delle proteine, degli aminoacidi e dei grassi (Varela et al. 1995).

Il valore della perossidazione viene misurato in meq/kg



Premesso che il limite di perossidi suggerito per la qualità e l’accettabilità degli oli a consumo umano è di 8 meq/kg (Boran et al. 2006). Gli oli diventano rancidi a partire dai 20 meq/kg (HRAS et al. 2000).
Come si vede dal grafico, inizialmente ci sono piccole variazioni nei valori di perossidi nell’olio di pesce. Il numero di perossidi passa da circa 2 a 4,5 (meq/kg) in 30 giorni. Un rapido aumento di perossidi viene osservato alla fine dell’esperimento (al giorno 42 di stoccaggio) schizzando a 14 (meq/kg) e superando quindi il valore di sicurezza di 8 meq/kg!

Come vengono conservati gli Omega-3 che assumiamo? A quali Temperature? In uno studio di Boran et al.(2006) si è visto che durante la conservazione a 4 °C, i valori di perossido di diversi oli di pesce hanno raggiunto il limite accettabile di 8 meq/kg dopo 60 o 90 giorni! A 4°C però... Se il nostro Omega-3 venisse invece conservato a Temperatura di - 18°C si conserverebbe per 150 giorni. Ma di quanti mesi di distanza è la data di scadenza? Troppi vero? :pinch:
Ad ogni modo, l’aggiunta di vitamina E (tocoferolo) nell’olio di pesce, come conservante, riesce ad aumentare la stabilità solo di pochi giorni, quindi non risolve il problema.

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6 Anni 11 Mesi fa #55257 da Marco R.
Risposta da Marco R. al topic Omega 3: perché potrebbero essere dannosi.
- Gli Acidi Grassi alimentari e lo stress ossidativo nei mitocondri del cuore -

www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20691812

Il nostro studio ha confrontato gli effetti di diversi tipi di olio sullo stress ossidativo dei mitocondri nel cuore di ratto, nonché sui parametri del plasma utilizzati come fattori di rischio per le malattie cardiovascolari. I ratti sono stati nutriti per 16 settimane con olio di cocco, olio di oliva, e con una dieta a base di olio di pesce (rispettivamente grassi saturi, monoinsaturi, e acidi grassi polinsaturi). I mitocondri cardiaci dei ratti alimentati con olio di cocco hanno mostrato la più bassa concentrazione di proteine ossidate ​​e lipidi perossidati. La dieta a base di olio di pesce porta al più alto stress ossidativo nei mitocondri cardiaci. Il Colesterolo Totale e LDL sono diminuiti nel plasma dei ratti alimentati con olio di pesce, rispetto ai ratti alimentati con oli di oliva e di cocco. Una dieta arricchita di acidi grassi saturi offre vantaggi forti per la protezione contro lo stress ossidativo nei mitocondri di cuore.

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6 Anni 11 Mesi fa #55269 da Mimma
Risposta da Mimma al topic Omega 3: perché potrebbero essere dannosi.
Marco,

Tu dici " il colesterolo totale e LDL sono diminuiti nei ratti alimentati con olio di pesce rispetto ai ratti alimentati con olio di oliva e di cocco"

Non mi è chiaro questo passaggio. Avevo capito che l'olio di pesce non porta così tanti benefici; mentre questa affermazione dice il contrario. LDL non è il "colesterolo cattivo"? E se diminuisce il suo valore nel plasma non è forse meglio?

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