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Domanda La vittoria di Trump

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7 Anni 5 Mesi fa #51020 da Ferruccio
Risposta da Ferruccio al topic La vittoria di Trump
Pio

non concordo con il tuo pensiero:

Perchè Soros sta pagando i fomentatori del disordine elargendo mance da
20 – 50 dollari affinché si provveda ad attivare manifestazioni contro Trump ????
Di questo non parli.

Obama ha saputo e voluto penalizzare la nostra economia, quella
italiana in particolare, imponendo le sanzioni alla Russia ???
E di conseguenza stiamo perdendo miliardi su miliardi di fatturato
in una Italia ormai impoverita, dove decine e decine di aziende sono
andate in sofferenza per le mancate esportazioni.

Obama ha saputo favorire le guerre trascinandoci dentro,
e come ultimo manderemo i nostri soldati ai confini dei paesi baltici
per la bella faccia di Obama.
Quale è l’interesse di tale bestialità politica per l'Italia ???
Prendersela ancora con Putin,
mentre invece dovremmo, come europei, avvicinare Putin
all’Europa, renderlo partecipe a una politica economica europea
perché questo permetterebbe ulteriori crescite, e non recessioni economiche.

Naturalmente anche Europa e Italia si sono prostrate in modo
indecente alle volontà di Obama, invece di fare opposizione
o almeno contestare certe decisioni.

Vedi Pio, lì sta succedendo quello che è successo in Italia
quando è andato al potere Berlusconi, né più né meno.
Ma penso che Trump sia e sarà più forte.

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7 Anni 5 Mesi fa #51021 da Clara
Risposta da Clara al topic La vittoria di Trump
Ciao Pio, capisco bene quello che affermi e le tue domande, e bada che non sono qui a difendere l'altra parte e le ipocrisie di cui si ammanta, in definitiva posso dirti che non credo alla politica, la politica non ha fatto altro che tradire se stessa e si vede oggi con le crisi che hanno spaccato il senso degli orientamenti.
Ora non so se sia Soros a pagare i manifestatanti di questi giorni, ho qualche amico che vive negli States e che mi dice che sta passando notti insonni e a piangere....
E' vero che il presidente deve amcora cominciare, ma la sua campagna elettorale ha parlato chiaro, campagna elettorale gestita dal conservatore di ultra-destra Steve Bannon il fondatore del sito Breitbart News che pare sia stato nominato chief strategist del presidente...Siccome non mi faccio illusioni, circa il nuovo che avanza, sono convinta che il nuovo presidente e i suoi miliardi, non provengano da dimensioni tanto diverse da quelle gestite dai super-poteri.

Ti, vi, passo questo interessante articolo, ne posto una parte, al link l'articolo completo dove l'insegnante all'inizio racconta le reazioni dei suoi studenti.


4.

Eliminiamo, una volta per tutte, un clamoroso fraintendimento: una delle più grandi menzogne di queste elezioni post-fattuali (in cui la verità è stata sostituita dalla continua riscrittura di una finzione, e in cui le narrazioni hanno riaffermato, ancora una volta, il loro potere attraverso media vecchi e nuovi) è che «la classe operaia» si sia schierata per Trump. C’è un elemento di verità in questa affermazione, ma la questione è molto più complessa di così; e non solo per via di altri fattori come la maggior astensione del voto nero e di tutto il voto democratico (oltre sette milioni di voti persi dal 2012 a oggi), le politiche di soppressione del diritto di voto attive soprattutto in Wisconsin, North Carolina e Arizona (guarda caso), la sopravvalutazione del blocco latino da parte dei Democratici oppure la «sorpresa» nel voto delle donne bianche laureate, che si è rivelato più pro-Trump di quanto non ci si aspettasse. Sia ben chiaro, questi fattori sono tutti reali e hanno avuto un peso determinante; ma decine di analisti li già hanno rilevati, scrivendone in modo ben più approfondito e corretto di quanto non riuscirei a fare io con la mia laurea in Lettere Moderne.

Ancora Trump a pugno chiuso

Quella di Trump non è la «rivolta della classe operaia». Perché dire che i «Reagan democrats» della «rust belt» corrispondono, in toto, alla «working class» significa cancellare la pluralità di altre esperienze, voci, conflitti e facce che pure compongono la classe lavoratrice in questo paese. Le contraddizioni sono moltissime. Gli elettori bianchi della West Virginia, dell’Ohio centrale, della Pennsylvania e del Michigan rurali rimpiangono i bei tempi in cui un diploma di scuola superiore dava accesso a lavori di fabbrica ben pagati e dignitosi, ma non rimpiangono necessariamente i sindacati forti che quei salari dignitosi li garantivano. Come imprenditore Trump è a dir poco ostile ai sindacati, e come candidato è contrario all’innalzamento del salario minimo a 15$; anzi, una delle sue presunte strategie per riportare le fabbriche negli USA è deprimere gli stipendi della classe operaia per renderli di nuovo «competitivi». (Queste cose Trump le ha affermate in campagna elettorale anche se, bisogna ammetterlo, le ha dette un po’ di sfuggita tra una giravolta e l’altra).

In questa particolare visione della «working class», non si trova alcuna solidarietà con le altre voci che pure compongono la lotta di classe in questo paese: le madri single che beneficerebbero di politiche lavorative attente al genere; tutte le persone a cui l’Affordable Care Act (per quanto imperfetta, parziale e criticabile) aveva garantito un minimo di copertura sanitaria e che si troverebbero senza assicurazione dall’oggi al domani; i lavoratori e le lavoratrici precari e sotto-qualificati che devono mettere insieme due lavori per portare a casa un mezzo stipendio. Al contrario, fra i sostenitori di Trump con cui mi è capitato di parlare (qualche conoscente purtroppo ce l’ho anch’io), si avverte un profondo risentimento all’idea che le proprie tasse siano usate per aiutare chi non se lo merita, gli altri. Chi sono gli altri? I parassiti. Gli immigrati. I rifugiati. Gli ispanici. (Questi ultimi sono sempre tutti visti come «clandestini», anche se magari hanno la green card da quindici anni e probabilmente pagano più tasse di quante ne abbia mai pagate Trump in vita sua). Le madri single. I neri. Gli «Islamici». Gli «Orientali». I vituperati Millennials—una definizione pseudo-generazionale ed anti-intellettualistica dei giovani, che mette insieme i diciottenni e chi ormai va per i trentacinque.

È successo, a farla breve, che la sinistra (tutta: quella radicale e quella moderata) si è lasciata rubare il semantema della classe operaia. E il principale artefice di questo disastro culturale e politico è stato proprio il clintonismo (così come le varie declinazioni del centrosinistra europeo), nell’illusione che tutti fossero diventati ricchi di colpo grazie all’esplodere dell’economia dot.com e del terziario globale. In questo vuoto si sono fatte strada le narrazioni tossiche, la nostalgia, la paura della complessità, la xenofobia, il razzismo, il discorso esclusivo dei suprematisti bianchi e dell’integralismo cristiano.

Sempre Trump a pugno chiuso

La sinistra si è così disfatta dell’identità di classe: la sinistra moderata con il suo appeal centrista alla classe media; e quella radicale prima col suo slogan, tanto inclusivo quanto ingenuo, «Siamo il 99%» (come se non ci fosse differenza tra chi frequenta l’università e chi nelle aule ci va a passare lo straccio), e poi con la sua preferenza per le determinazioni identitarie. Così facendo, tra l’altro, si è privato il lavoro de-strutturato (quello ai gradini più bassi della scala dei servizi, quello sotto-pagato e sotto-qualificato, spesso femminile, talora illegale) di una propria identità di classe. Non è un caso che, a fronte del tradimento storico dei sindacati ufficiali, le lotte più radicali siano quelle che partono dall’autorganizzazione in luoghi atipici e quelle per l’innalzamento del salario minimo, dai lavoratori nei fast-food a chi fa le pulizie nei grandi alberghi, dove spesso i lavoratori (e di conseguenza i sindacalisti) parlano in spagnolo.

Ma dall’altra parte dello schieramento politico, esser parte della «working class» conferisce di colpo una nuova visibilità politica, una credibilità e un’autorevolezza altrimenti perdute. Così i membri della classe media bianca che sentono scivolare la loro egemonia e rimpiangono i bei tempi andati si presentano come la classe lavoratrice, indipendentemente dal loro effettivo reddito. Basta dare un’occhiata ai dati: Trump ha prevalso tra le fasce dal reddito medio e alto, da cinquantamila dollari all’anno all’insù. Negli USA 50.000 dollari sono il salario annuale di un insegnante con anzianità di servizio o di un impiegato con un lavoro decente: non per forza dei nababbi, ma nemmeno parte della classe operaia. Per alcuni l’emergenza economica percepita non sta nell’effettiva povertà ma anche e soprattutto nell’ansia per un potere d’acquisto perduto, nella paura di scivolare più in basso e anche nella certezza di «aver perso il proprio legittimo posto in prima fila» – un posto che, non bisogna dimenticarlo, era garantito anche dal razzismo istituzionale e sistemico, dall’esclusione delle donne, dei marginali, del «diverso».

Quella che ha spinto alla vittoria prima la Brexit e oggi Trump è un feticcio di working class: depurata di ogni diversità, non inclusiva ma esclusiva, fondata non su un comune ideale di solidarietà ma sulla comune appartenenza razziale; una comunità che rimpiange i tempi in cui si dormiva senza il chiavistello alla porta, ma che sogna muri, cancelli e divieti d’ingresso. È, soprattutto, un’immagine prevalentemente maschile, virile, di una classe che si vorrebbe operaia o artigiana (nessuna solidarietà per chi lavora nel settore dei servizi, magari ai ranghi più bassi). È una classe che rimpiange i tempi in cui studiare non serviva o comunque non era richiesto, e che infatti, indipendentemente dal titolo di studi posseduto, si fa forte di un certo anti-intellettualismo (nessuna solidarietà per i neolaureati indebitati fino al collo, visti come dei mocciosi viziati, o per i professori a contratto pagati 2,000 dollari a corso, il cui lavoro non viene considerato «serio»). Se non interamente maschile, è comunque una classe rigidamente «eterosessuale», i maschi nelle fabbriche o al fronte e le donne al loro posto, in pochi ruoli codificati e rassicuranti. È, infine, un’immagine di un bianco uniforme e monocromatico. Così definita, questa non è una classe sociale, ma un mito delle origini.

5.

Ho aspettato un paio di giorni per scrivere questa conclusione. Come sempre accade in questi casi, dopo i primi giorni di panico, confusione e disperazione, le situazioni si sedimentano e si viene a patti lentamente con quanto è accaduto. Mentre nelle grandi città la protesta incendia l’aria, il vento della protesta è arrivato persino nella mite Ithaca: veglie a lume di candela, un sit-in notturno, una marcia pacifica e affollata sul campus. Nel frattempo attraverso la nazione si moltiplicano le testimonianze di aggressioni e intimidazioni razziste (non tutte vere, ma purtroppo molte confermate); e i quotidiani alternano acute e pregnanti disamine del fallimento di Clinton ai primi tentativi di normalizzazione. Fra i miei studenti c’è chi, galvanizzato dalla sconfitta, intende moltiplicare gli sforzi, mobilitarsi e protestare e magari riprendersi la DNC; ma molti sembrano semplicemente esausti da una campagna elettorale lunghissima e dalle molte delusioni, e vorrebbero che tutto questo potesse essere cancellato con un tratto di penna. È un desiderio umano e comprensibile, anche se, purtroppo, moltissimi non potranno permettersi il lusso di chiudere gli occhi.

www.wumingfoundation.com/giap/2016/11/un...io-di-working-class/

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7 Anni 5 Mesi fa #51032 da kik-ko
Risposta da kik-ko al topic La vittoria di Trump
secondo me le proteste degli studenti sono vere ... ho sempre visto queste reazioni anche qui contro politici di destra.... con Berlusconi erano indignati....e so per certo che nella testa degli studenti indottrinati dai professori ( quasi tutti emeriti deficienti ritardati che portano la loro mediocrità nelle aule) , è inconcepibile un tale personaggio per come lo vedono nella loro mente. Io non li capivo e non li capisco ma hanno una mente rigida , e idee fisse che si tramandano , sembrano tutti uguali, poco svegli ma convinti di essere i più svegli...
cmq trump è un gradasso insopportabile e Clinton una esaurita marionetta, quindi come qui in italia impossibile scegliere . dopo il disastro della sinistra ne approfittò il nano per sistemare le sue cose e trump farà uguale , anche se forse ne ha meno bisogno perché in usa i soldi comandano , in italia invece gli serviva il potere legislativo per salvarsi...


i ricchi che colgono le opportunità sono solo persone senza scrupoli, vorrei sapere quali opportunità hanno colto ? io ho difficoltà a comprare scarpe fatte con resti di animali, costoro producono , vendono ecc animali, chimica, gas.... e qualsiasi cosa facciano ha un peso osceno sull'ecosistema . non esiste nulla di buono in queste persone , sono solamente totalmente insensibili e senza cuore e non guardano in faccia a niente e a nessuno , non hanno il benché minimo pensiero , rimorso, esitazione , riflessione , scrupolo su ciò che fanno, su che effetti si creeranno , sulle vite animali e UMANE coinvolte, distrutte ecc... e trump ha detto che il surriscaldamento è una INVENZIONE , una STUPIDAGGINE che non esiste. LUi è l'esempio riportato da joe vitale e i MAESTRI di THE SECRET nei loro libri conferenze ecc,,,a sostegno delle loro strampalate teorie per attrarre i soldi di chi li segue . tutte stronzate per inebetire la gente con falsi concetti mentre si spartiscono i beni materiali degli altri.

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  • elena
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7 Anni 5 Mesi fa #51051 da elena
Risposta da elena al topic La vittoria di Trump
irresistibile Crozza

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