L'articolo che ho postato è del 2015, dice cose risapute per chi ha fatto un pò di ricerche, ma mi sembra la prima volta che nell'ambito della MU si dubiti delle "terapie" di immuno- sopressione, sostenendo al contrario la possibila efficacia della stimolazione del Sistema Immunitario.
Durante il mio passato peregrinare in cerca di cure avevo fatto per un periodo il "vaccino" del dr. Roudier, stabilito nei contenuti dopo le analisi del HLA.
Avevo avuto milgioramenti anche da questo, ma era impegnativo trovare la giusta dose, ricordo che per qualche settimana le cose si erano un pò complicate, poi una volta che il dosaggio sembrava essersi trovato, scopersi la vitamina D e il protocollo Coimbra e abbandonai Roudier.
Non ho mai però sperimentato i nosodi, feci invece una cura di omeopatia di risonanza di cui sentii i buoni effetti.E tante altre cose.
Ora sono a 10.000 di d al giorno, e faccio autoemoterapia per vedere di arrivare a riportare il tsh a valori normali.
Secondo la mia esperienza la D in alti dosaggi è stata davvero fondamentale, ma a me a un certo punto ha cominciato a pesare la restrizione dietetica e l'obbligo di bere 2,5 litri di acqua al giorno, specialmente d'inverno. Così ho cominciato a scalare.
Credo che l'autoemoterapia e il protocollo Coimbra siano le vie più efficaci per le autoimmuni in generale, anche se è vero che nella sclerosi multipla con l'autoemoterapia non si sono avuti i risultati sperati. Ma forse chissà, bisognerebbe sperimentare anche diversi dosaggi e tempi.
Per le allergie poi le testimonianze con l'autoemoterapia nel loro trattamento sono tantissime e tutte positive.
Se dunque il problema che è alla base delle autoimmuni è quello virale-batterico si spiega perchè AET funziona:
I macrofagi suscitati dalla AET fanno queste cose:
1) Clearance (pulizia) di particelle estranee provenienti dal sangue o dai tessuti, tra cui cellule neoplastiche, tossine e altre sostanze tossiche.Batteri e virus.
2) Clearance di steroidi e loro biotrasformazione. (eliminazione di ormoni, steroidi).
3) Rimozione di micro-aggregati di fibrina e la prevenzione di coaguli intravascolari.
4)L'ingestione di antigene, la sua elaborazione e successiva consegna ai linfociti B e T.
(L'antigene che produce una reazione allergica, avente grande azione nel trattamento di allergie.).
5)Biotrasformazione e l'eliminazione del colesterolo.
6)Metabolismo del ferro e formazione della bilerubina .
7) Il metabolismo delle proteine e la rimozione delle proteine denaturate. (proteine anomale.).
La disintossicazione e il metabolismo dei farmaci. (Immaginate, il metabolismo delle proteine la rimozione di proteine denaturate, ormai è noto che l'encefalite da mucca pazza è causata da un proteina prionica che è denaturata.L' autoemoterapia può aiutare nel trattamento di questa malattia.).
Rispondendo a tante e tali funzioni importanti, è facile capire il ruolo del sistema reticolo endoteliale nel determinare in modo favorevole o meno la variazione nei processi processi patologici, dalle malattie infettive, a quelle neoplastiche , a quelle malattie neurodegenerative e autoimmuni.
E 'stato allora che ho iniziato a usare l' autoemoterapia nelle malattie autoimmuni.
Ecco che cosa è triste: quello che il professor Jesse Teixeira scoprì nel 1940 , che nel 1976 era ancora in fase di studio sui topi – non è stato divulgato come avrebbe dovuto essere.
(Dr. Luiz Moura si legge un altro estratto del lavoro del Dr. Ricardo Veronesi. E tra
parentesi, fa commenti):
Le malattie degenerative
Il sistema reticoloendoteliale esercita un ruolo importante nella omeostasi ( per esempio, mantenere il corpo sano), comprensivo di lipidi .
Così come è stato dimostrato negli animali il sistema reticoloendoteliale è implicato nella produzione del colesterolo, endogeno e esogeno.
Ne consegue che l'ipercolesterolemia e talvolta l' arteriosclerosi (processo degenerativo delle arterie che si induriscono) dipende dal perfetto funzionamento del sistema reticolo endoteliale e può essere ridotto il tasso di colesterolo nel sangue attraverso il sistema di immuno-stimolazione secondo gli esperimenti fatti sui ratti nelle Università del Tennessee.