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Domanda Alzheimer l'origine è nell'area che regola l'umore

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7 Anni 2 Settimane fa #54439 da Clara
Alzheimer, scoperto il meccanismo all'origine della malattia. E' nell'area che regola l'umore

La scoperta italiana, appena pubblicata su Nature Communications. Aggiunge un importante tassello nella comprensione di una malattia che colpisce circa mezzo milione di italiani over 60

Alzheimer, scoperto il meccanismo all'origine della malattia. E' nell'area che regola l'umore
Il responsabile del morbo di Alzheimer non si deve cercare nell'ippocampo, la struttura del sistema nervoso coinvolta nelle funzioni della memoria. All'origine della malattia ci sarebbe invece la morte della parte di cervello che produce la dopamina, un neurotramettitore fondamentale per alcuni meccanismi di comunicazione tra i neuroni. Senza dopamina, insomma, i neuroni non funzionano. La scoperta, pubblicata stamattina su Nature Communications, è di un gruppo italiano della fondazione IRCCS Santa Lucia, del Cnr di Roma e dell'università Campus Bio-Medico, e aggiunge un tassello importante nella comprensione dei meccanismi di avvio della malattia.

La dopamina. "Abbiamo effettuato un'accurata analisi morfologica del cervello - spiega Marcello D'Amelio, professore associato di Fisiologia Umana e Neurofisiologia all'università Campus Bio-Medico di Roma, coordinatore dello studio - e abbiamo scoperto che quando vengono a mancare i neuroni dell'area tegmentale ventrale, che sono quelli che producono la dopamina, il mancato apporto di questo neurotrasmettitore provoca il malfunzionamento dell'ippocampo, anche se le cellule di quest'ultimo restano intatte".

Il ricordo. Negli ultimi 20 anni i ricercatori si sono focalizzati - per tentare di individuare le cause di una malattia che colpisce in Italia circa mezzo milione di persone oltre i 60 anni - sull'area da cui dipendono i meccanismi del ricordo, pensando che fosse propria la progressiva degenerazione delle cellule dell'ippocampo la causa della malattia. E questo nonostante però le analisi sperimentali non avessero mai fatto registrare significativi processi di morte cellulare. Finora, cioè, nessun ricercatore aveva pensato che altre aree del cervello potessero essere coinvolte nell'insorgenza della patologia. "L'area tegmentale ventrale - spiega D'Amelio - non era stata approfondita perché si tratta di una parte profonda del sistema nervoso centrale, particolarmente difficile da indagare a livello neuro-radiologico"

Effetto domino. I ricercatori sono riusciti a chiarire quali siano i dettagli molecolari della mancata comunicazione tra le cellule nervose che, nel tempo, provoca perdita di memoria. E si sono resi conto come la morte delle cellule cerebrali che producono dopamina provoca il mancato arrivo di questa sostanza nell'ippocampo, generando una specie di tilt che provoca la perdita di memoria. Come un effetto domino. Già nelle prime fasi di malattia lo studio ha evidenziato la morte progressiva dei soli neuroni dell'area tegmentale ventrale, e non quelli dell'ippocampo. Risultato coerente con la descrizione clinica della malattia fatta dai neurologi.

La conferma. Una ulteriore conferma è stata ottenuta somministrando in laboratorio, su modelli animali, due terapie: una con L-DOPA, un amminoacido precursore della dopamina; l'altra basata invece su un farmaco che ne favorisce la degradazione. In tutti e due i casi si è registrato il recupero completo della memoria, in tempi relativamente rapidi. Nonché un pieno ripristino della vitalità e della facoltà motivazionale. "Abbiamo verificato che l'area tegmentale ventrale rilascia dopamina anche nel nucleo accumbens - continua D'Amelio - che è l'area che controlla gratificazione e disturbi dell'umore, garantendone il buon funzionamento".

La depressione. Secondo gli autori della ricerca i cambiamenti del tono dell'umore non sarebbero - come si credeva finora - una conseguenza della comparsa dell'Alzheimer ma, al contrario, dovrebbero essere considerati una specie di campanello d'allarme dell'inizio della patologia. Quindi perdita d'umore e depressione sono due facce della stessa medaglia.

Le prospettive. Quali influenze può avere questo studio sulla cura della patologia? In realtà le prospettive che si aprono sono diverse. "Adesso servono tecniche neuro-radiologiche più efficaci - conclude D'Amelio - per scoprire i meccanismi di funzionamento e degenerazione dell'area tegmentale ventrale. E poiché anche il Parkinson è causato dalla morte dei neuroni che producono dopamina, si possono immaginare strategie terapeutiche comuni, per evitare in modo selettivo la morte di questi neuroni".

I farmaci. I dati sperimentali hanno anche chiarito perché i farmaci "inibitori della degradazione della dopamina" sono utili solo per alcuni pazienti e solo nelle fasi iniziali della malattia, quando sopravvive un buon numero di neuroni dell'area
tegmentale ventrale. Quando muoiono tutte le cellule, invece, non si produce più dopamina e il farmaco quindi non è efficace. La cura, insomma, resta lontana ma lo studio aggiunge un tassello decisivo nella comprensione dei meccanismi di avvio della malattia.

www.repubblica.it/salute/ricerca/2017/04...-BH-I0-C8-P5-S1.8-T1
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7 Anni 2 Settimane fa #54443 da Ferruccio
Secondo il mio programma di studi, non viene data tanta importanza a
dove e in quale zona precisa si possa innescare la malattia di Alzheimer.
Quello che conta, invece, è capire cosa la innesca.

Statistiche derivanti da analisi ufficiali della medicina, riferiscono che
in tutti i malati di Alzheimer esiste una forte carenza di magnesio ed
elevati depositi di calcio, (che poi sono fattori comuni con il Parkinson).
Anche i diuretici contribuiscono ad aumentare il deposito di calcio.
Neurochirurghi e neurologi sono convinti che anche l’aspartame contribuisce
a generare eccitotossine che distruggono certi neuroni.

Mercurio e alluminio sono fondamentali nell’attivare la malattia con i loro
depositi.
Studi dell'Università del Kentucky confermano che i grovigli e le placche
generati nel cervello dell’Alzheimer erano identici a quelli prodotti
da avvelenamento da Mercurio.

Ulteriori ricerche hanno dimostrato che i neuroni cerebrali colpiti
nella malattia di Alzheimer hanno livelli significativamente
più elevati di Alluminio rispetto ai neuroni normali.
Il Magnesio, quando è disponibile nel corpo, contribuirà a disintossicare
da metalli pesanti, anche quelli velenosi come il mercurio, e anche dall’alluminio.

L'Alluminio è in grado di sostituire il Magnesio in alcuni sistemi enzimatici
del corpo, imitando la sua funzione ma provocando danni.
L’Alluminio può anche sostituire il Magnesio nel cervello, lasciando aperti i
canali del Calcio nelle cellule nervose del cervello, permettendo così
al Calcio di inondarle, causando la morte delle cellule.

Tutto questo ci fa capire l’importanza di avere i tessuti
saturi di oligoelementi e un dosaggio sempre abbondante di magnesio,
e con attenzione e impegno la malattia può regredire.
I seguenti utenti hanno detto grazie : Midiclò, carm3n, Marco R.

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7 Anni 2 Settimane fa #54475 da Clara
Non so se sai Ferruccio che la vitamina D è un potente chelante dell'alluminio, da tempo sono vicina alla mamma di una mia cara amica con alzheimer.
Loro hanno cominciato da più di un anno 10000Ui al giorno di D + Magnesio + olio di cocco, + multivitaminico,e silicio organico, da un paio di mesi ha cominciato inoltre autoemoterapia dopo aver trovato un infermiere disponibile, poi hanno comprato la macchina per ozonizzare l'acqua , fa movimento e viene aiutata a leggere e scrivere per tenersi in allenamento....E' molto dura la faccenda, chissà quali potrebbero essere i vantaggi della L fenilalanina, precursore della dopamina...mah.
I seguenti utenti hanno detto grazie : miciofelix, carm3n

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7 Anni 1 Settimana fa - 7 Anni 1 Settimana fa #54509 da carm3n
Facci sapere per favore,, anche se la regressione la vedo dura
Ultima Modifica 7 Anni 1 Settimana fa da carm3n.

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7 Anni 1 Settimana fa #54533 da Clara
Ciao Carmen questa settimana è stata introdotta nell'integrazione la PQQ ,Pirrolochinolina Chinone.
Nelle due ultime settimane gli esercizi per la memoria sono comunque andati meglio.Una parte dei miglioramenti sono attribuibili secondo me all'autoemoterapia che potenzia tutto il resto.
Di fondo comunque c'è una depressione fortissima che risale a tempi lontani, ulteriormente peggiorata dalla consapevolezza della malattia.
Ma la famiglia è molto unita per cercare in tutti i modi una strada possibile. :)

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7 Anni 1 Settimana fa #54545 da Ferruccio
Mi sembra che dopo la "sparata" sulla D,
si stia correggendo il tiro,
ma resta sempre basilare quanto ho specificato sopra.

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