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Domanda Palestina, capire il torto. Paolo Barnard

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9 Anni 9 Mesi fa #30337 da Clara
I seguenti utenti hanno detto grazie : yagoo40

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9 Anni 9 Mesi fa #30431 da Cecilia
Risposta da Cecilia al topic Palestina, capire il torto. Paolo Barnard
Barnard puó dire tutto quello che vuole, la gente capirá sempre e solo quello che vuole capire, quello che le fa comodo, quello che impegna di meno i pochi neuroni che hanno in testa

la gente vuole sentire solo quello che li puó accomunare al resto del gregge, cosí si sentono al sicuro. Beeeeeeeee!!!!

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9 Anni 8 Mesi fa #30571 da Cecilia
Risposta da Cecilia al topic Palestina, capire il torto. Paolo Barnard
Ebrei uccisi, Israele in lutto
Gli ortodossi: colpire Hamas

1 luglio 2014
Ebrei uccisi, Israele in lutto
Gli ortodossi: colpire Hamas
Primi raid dell'esercito, ma si cerca di frenare la voglia di vendetta delle fazioni più estremiste

2:03 - Israele in lutto dopo il ritrovamento dei corpi di tre ragazzi ebrei rapiti il 12 giugno in Cisgiordania. Mentre la caccia ai loro presunti assassini di Hamas prosegue, l'aviazione israeliana ha attaccato 34 obiettivi di Hamas a sud di Gaza. In Cisgiordania, a Jenin, soldati israeliani hanno ucciso un giovane palestinese che, secondo fonti militari, aveva scagliato contro di loro un ordigno. A Gerusalemme proseguono le consultazioni di governo...................
www.tgcom24.mediaset.it/mondo/2014/notiz...-hamas_2054574.shtml

Gaza, “è la strage degli innocenti”. Morti 10 bambini. www.ilfattoquotidiano.it/2012/11/18/gaza...entro-24-ore/418016/





Gaza, 100 palestinesi uccisi in un giorno solo. In totale oltre 500 morti
www.blitzquotidiano.it/cronaca-mondo/gaz...28Blitzquotidiano%29

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9 Anni 8 Mesi fa #30574 da Zorro old
Risposta da Zorro old al topic Palestina, capire il torto. Paolo Barnard
Una decina di anni fa, un fotografo svegliò la mia "ignoranza" chiedendomi: sei proprio convinto che sia chi possiede i fucili a volere la pace e non chi lancia i sassi?

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9 Anni 8 Mesi fa - 9 Anni 8 Mesi fa #30582 da elena
Risposta da elena al topic Palestina, capire il torto. Paolo Barnard
Perché la Palestina non si ribella?
Nella notte tra il 17 e il 18 luglio la radio palestinese ha diffuso una notizia: “Questo pomeriggio le forze occupanti hanno represso una manifestazione di protesta vicino al checkpoint Ofer”, a est di Ramallah. Lo speaker, però, non ha rivelato che un’ora prima circa trenta poliziotti palestinesi avevano fermato duecento manifestanti diretti all’insediamento di Beit El per esprimere solidarietà alle vittime della Striscia di Gaza e per protestare contro l’offensiva militare israeliana. “Se fossimo stati in seimila la polizia non si sarebbe neanche presentata”, ha commentato qualcuno. In effetti il problema non è stato tanto la repressione delle proteste, quanto la scarsa partecipazione.

Negli ultimi dieci giorni sono state organizzate varie manifestazioni di solidarietà verso la Striscia di Gaza. Quasi ogni giorno in Cisgiordania i giovani si riversano nelle strade dopo la preghiera della sera e si scontrano con i soldati. Se decine di migliaia di persone avessero voluto unirsi a loro, di sicuro avrebbero trovato il modo di farlo. Ma non succede, e non solo per paura della repressione della polizia palestinese.

Le immagini e i resoconti di quello che succede a Gaza hanno parzialmente oscurato le notizie degli scontri in Cisgiordania, che hanno causato due morti e diversi feriti, raid e arresti di massa da parte dei soldati israeliani in Cisgiordania. Il numero delle persone arrestate dal 12 giugno (il giorno in cui sono stati rapiti e uccisi i tre ragazzi israeliani) è superiore a mille. I palestinesi sono convinti che la maggior parte delle persone fermate non abbia niente a che vedere con il rapimento, e che gli arresti siano motivati soprattutto dal desiderio di vendetta e di intimidazione.

In molti pensavano e speravano che la rivolta scoppiata a Gerusalemme Est subito dopo l’omicidio, il 2 luglio, del giovane palestinese Mohammed Abu Khdair avrebbe coinvolto anche la Cisgiordania, ma non è stato così. Le manifestazioni non hanno superato il muro di separazione.

Nella storia palestinese, le proteste sono sempre state un parafulmine dello scontento sociale e politico. Attraverso la protesta il discorso politico esce dalle stanze del potere e dagli schermi dei computer, entrando nella sfera pubblica. La protesta è il naturale strumento democratico per sfidare l’aberrazione di una vita sotto occupazione. È una specie di sondaggio d’opinione, un mezzo per mobilitare le coscienze e una via di comunicazione diretta con la leadership palestinese.

La “mancanza di fiducia” è la spiegazione più diffusa per quello che sta succedendo in questi giorni. Un’attivista di sinistra che ha partecipato a una manifestazione il 16 luglio mi ha detto di aver cercato di coinvolgere sua figlia, ma la ragazza – “molto più estremista di me”, a detta della madre – non ha voluto. “Manifestare non serve a niente, non vale la pena pagare con morti e feriti”, ha spiegato la ragazza. L’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) e le sue istituzioni hanno un atteggiamento schizofrenico: da una parte denunciano l’occupazione, dall’altra accettano le sue regole. Mentre la radio ufficiale dell’Anp trasmette canzoni di propaganda che parlano di martiri e di liberazione, le agenzie di sicurezza di Ramallah collaborano a dare la caccia ai militanti di Hamas. La sera del 16 luglio le Forze palestinesi di sicurezza preventiva hanno impedito alla tv Palestina Oggi di trasmettere le immagini in diretta che mostravano alcuni loro agenti mentre disperdevano un gruppo di giovani manifestanti di Jenin che cercava di raggiungere il checkpoint militare.

L’attuale leadership palestinese non ispira la fiducia necessaria allo scoppio di una rivolta. “Per lanciare quella lotta popolare contro l’occupazione che tutti invocano servono un progetto e molta pazienza”, spiega Ifaf Ghatasheh, dell’ufficio politico del Partito del popolo palestinese (ex partito comunista). “Ma nessuno crede che l’Olp e Abu Mazen siano in grado di elaborare una strategia efficace. Almeno non ora, e non senza cambiamenti radicali”.

Sotto Abu Mazen si è affermata una forma di governo autoritario in cui il leader prende le decisioni senza tener conto dell’opinione degli altri esponenti del partito Al Fatah e dell’Olp, e senza consultare le persone che hanno il polso dell’opinione pubblica. Dall’inizio dell’escalation militare molti avrebbero voluto consigliare ad Abu Mazen di appoggiare Hamas quando chiedeva più garanzie per il cessate il fuoco e, allo stesso tempo, di ribadire la necessità di evitare nuovi spargimenti di sangue e distruzione.

C’è un contrasto evidente tra la figura di Abu Mazen come solido statista impegnato a negoziare un cessate il fuoco e la percezione che il popolo palestinese ha di lui. Molti palestinesi lo considerano un tiranno incapace, un semplice contractor dell’occupazione.

Ma la mancanza di fiducia verso Abu Mazen si estende all’intera classe politica palestinese, segnata dalla rivalità tra Hamas e Al Fatah, che nell’ultimo mese è diventata sempre più accesa. Al Fatah è accusata di non mostrare abbastanza solidarietà nei confronti di Gaza. Al Fatah non può criticare pubblicamente Hamas perché la popolazione sostiene il lancio di razzi, un simbolo della resistenza palestinese al potere israeliano. Al Fatah non può appoggiare il lancio di razzi perché questo contrasterebbe con la posizione ufficiale di Abu Mazen e consacrerebbe Hamas come la vincitrice della gara a chi è più patriottico, valoroso ed efficace.

Anche la distanza geografica tra i due territori contribuisce al contenimento delle proteste. In Cisgiordania e a Gerusalemme Est l’occupazione è vissuta diversamente rispetto a Gaza. E anche la repressione israeliana si manifesta in modi diversi. Senza una strategia e la fiducia nei leader, difficilmente i palestinesi riusciranno a far crescere la loro protesta.
www.internazionale.it/opinioni/amira-has...ania-non-si-ribella/




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Cosa è successo finora
Continuano al Cairo i colloqui per trovare un accordo sul cessate il fuoco. Lo confermano fonti israeliane. Secondo Hamas e Avigdor Lieberman, il ministro degli esteri israeliano, non è stato trovato alcun accordo.
Una tregua umanitaria di cinque ore, promossa dall’Onu e accettata sia da Hamas sia da Israele, è stata osservata nelle prime ore del giorno, anche se è stato sparato qualche colpo di mortaio da Gaza. Dopo la fine della tregua sono ripresi i bombardamenti israeliani e il lancio di razzi da Gaza.
Quattro bambini palestinesi sono morti durante i raid aerei israeliani. Lo riferiscono fonti mediche palestinesi. Le prime tre vittime, due fratelli e un loro cugino, sono state registrate a Gaza, nel quartiere di Sabra. L’altro ragazzo è morto a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza.
L’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha annunciato di aver trovato dei razzi in una delle sue scuole a Gaza. L’Onu ha aggiunto che è stata aperta un’inchiesta in seguito a questa “violazione plateale” delle leggi internazionali.
Israele ha stabilito che il ragazzo palestinese Mohammed Abu Khdeir, trovato morto il 2 luglio a Gerusalemme Est, è “una vittima del terrorismo”, annunciando un risarcimento per i suoi parenti. Tre israeliani sono stati accusati per l’omicidio di Muhammed Abu Khdeir. Sono un adulto e due minorenni.
Il presidente israeliano Shimon Peres ha presentato delle scuse ufficiali per la morte dei quattro ragazzi palestinesi uccisi su una spiaggia di Gaza il 16 luglio. Peres ha detto che si è trattato di un incidente. :woohoo: :S :evil:
Ultima Modifica 9 Anni 8 Mesi fa da elena.

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9 Anni 8 Mesi fa #30584 da elena
Risposta da elena al topic Palestina, capire il torto. Paolo Barnard
ho firmato la proposta di Avaaz:

il governo israeliano ha tremato quando 17 paesi UE hanno approvato le linee guida per sconsigliare di investire negli insediamenti illegali, e quando i cittadini olandesi sono riusciti a convincere il fondo pensionistico PGGM a ritirarsi, hanno scatenato una tempesta politica. chiediamo a 6 tra le banche, i fondi pensione e le aziende più importanti di ritirare gli investimenti da aziende e progetti che finanziano gli insediamenti illegali e l'occupazione: potrebbero farlo se tutti insieme li metteremo sotto pressione. Sarebbe un duro colpo per l'economia israeliana e potremmo mandare a monte i piani degli estremisti che sfruttano politicamente questo inferno.
I seguenti utenti hanno detto grazie : Clara

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