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Domanda La medicina funzionale tra Popp e Schimmel

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12 Anni 2 Mesi fa #1066 da Clara
LA MEDICINA FUNZIONALE FRA POPP E SCHIMMEL.

1. Omeopatia di Risonanza
Occorre considerare la salute come la risultante di un equilibrio armonico e dinamico fra tutti i distretti corporei, garantito dal corretto funzionamento dei sistemi omeostatici ed omeodinamici dell'organismo. Ogni distretto (organo, apparato, sistema, funzione) è collegato agli altri e con essi scambia continue informazioni mercè sistemi di connessione biochimico-recettoriali, ma anche fisici (fotoni, stimoli elettromagnetici deboli e ultradeboli) e strutture di collegamento (sangue, linfa, neuroni, mesenchima). Allorchè la noxa patogena (batterica, virale, chimica, catabolica, radiante, emotiva) interessa un distretto, si determina un disequilibrio che altri distretti tentano di compensare. A questo punto possono verificarsi tre condizioni:


La noxa vieve debellata e si ripristina l'equilibrio (restitutio ad integrum);

L'equilibrio viene mantenuto a spese di un maggior dispendio energetico giacchè


l'organismo deve porre in atto soluzioni metaboliche in grado di supportare i blocchi funzionali, oltre ad agevolare l'esonerazione tossinica dal distretto leso (salute apparente, o turbe funzionali);


Si rompe l'equilibrio (malattia conclamata)


Per la comunicazione inter-distrettuale risultano basilari i bio-fotoni ed il mesenchima.
La pratica clinica evidenzia che non sempre i disturbi lamentati corrispondono al distretto interessato dalla noxa patogena (cuore della catena causale), è tuttavia fondamentale individuarlo onde garantire il recupero dell'equilibrio, specie di fronte a patologie croniche. Ovviamente soggetti con identica diagnosi, ma differente anamnesi, richiedono approcci individualizzati che esulano dall'impostazione classica concettuale di protocollo terapeutico, a riconferma della nozione di individualità biologica. Per comprendere l'efficacia dell'Omeopatia di Risonanza (O.d.R.) occorre precisare che RISONANZA è un fenomeno fisico attraverso il quale una struttura (o un sistema) che entra in contatto con una vibrazione ondulatoria pari alla propria frequenza vibrazionale, risponde con un'ondulazione di uguale lunghezza d'onda ma di maggiore ampiezza. E' noto che la membrana cellulare possiede un differente assetto elettrico fra il suoi ambiti esterno ed interno (> concentrazione di K+ all'interno) riferibile all'azione di pompe ioniche di membrana... Continue variazioni a livello di membrana inducono singole sue parti a vibrare. Gli studi condotti da F.A.Popp dimostrano che è presente una reazione fotonica ultradebole in tutti gli organismi viventi (specie specifica) la cui intensità è estremamente debole, ma la cui coerenza è elevatissima: ciò conferisce specifità al messaggio. Ne deriva che i bio-fotoni vengono prodotti dal normale funzionamento cellulare e costituiscono un sistema informativo ultrarapido, sia intra- che extra-cellulare.
La radiazione fotonica delle strutture viventi possiede un'emissione sincrona e coerente ed ha come risonatore-chiave intracellulare la catena del DNA. Si consideri a questo punto che:


I tessuti malati posseggono minor indice fotonico, sia per riduzione o alterazione della loro attività metabolica, sia per blocco del transito fotonico attraverso il mesenchima alterato;

Il trasferimento energetico avviene senza eccessivo dispendio, poichè si elide la possibilità d'interferenza;

Viene implementata la possibilità d'identificazione;

Migliora la capacità di trasmissione delle informazioni


Giova ricordare che la coerenza è allineamento di fasci di onde aventi medesima frequenza e lunghezza. L'informazione a distanza viaggia dunque mediante treni bio-fotonici, con frequenze eguali e coerenti, capaci perciò di non acquisire nè dissipare input durante il tragitto. Tutto questo è basilare per un corretto funzionamento organico giacchè le informazioni bio-fotoniche sono preposte alla connessione fra i vari distretti, risultando un vero e proprio network di protezione da segnali incoerenti a provenienza sia esogena (onde elettromagnetiche) che endogena (patogeni, metalli pesanti, endo- eso-tossine). Si postula che l'O.d.R. induca la liberazione di bio-fotoni in quantità variabile da parte dei tessuti. Tale variabilità è correlata a due fattori:
· La specificità del farmaco verso un determinato distretto o un dato patogeno;
· Il potenziale energetico, cioè il livello di benessere dell'organo: più è sano e più alta sarà l'emissione.
I bio-fotoni liberati dall'effeto di risonanza sfruttano canali preferenziali (meridiani ?) per dirigersi laddove maggiore è il fabbisogno perchè minore risulta la produzione d'energia (focolai o campi di disturbo). Ciò costituisce un effetto terapeutico naturale benchè aspecifico, corroborato dai farmaci veicolati tramite l'O.d.R. sia in relazione alla peculiarità d'organo (determinata dai princi attivi del farmaco) sia per la struttura cellulare (grazie alla diluizione omeopatica impiegata). Il Qi della Medicina tradizionale cinese potrebbe essere comparato ad un fascio di bio-fotoni. In pratica l'O.d.R. favorisce la migrazione di flussi fotonici, al fine di riequilibrare lo scompenso energetico presente nel tessuto malato. Ciò si attua mediante amplificazione vibrazionale della membrana cellulare e conseguente esonerazione tossinica da patogeni. In seguito, i metaboliti liberati saranno drenati attraverso l'emuntore epato-renale. Al fenomeno fisico innescato dai biofotoni segue l'effetto umorale-cellulare mediato da meccanismi difensivi propri del mesenchima. Principale fonte di emissione bio-fotonica è la catena del DNA. Suggestivo è il principio terapeutico dell'O.d.R. allorchè reca soluzioni estremamente selettive riguardo i siti d'intervento correlati al seguente schema:

Diluizione D6 = affinità citoplasmatica;

Diluizione D12 = affinità di membrana;

Diluizione D30 = affinità nucleare;



L'efficacia è potenziata in presenza di Ph alcalino, specie a livello enterico, poichè ciò consente il blocco delle micotossine presenti peraltro fra le più difficili da eradicare.

2. Ciclogenia di Enderlein

Non solo, come s'è visto, l'O.d.R. consente l'esonerazione di frammenti patogenici endo- ed eso-cellulari, ma è in grado di eradicarne anche la memoria biologica a livello mesenchimale, restituendo in tal modo l'eutrofia tissutale e l'eubiosi fisiologica. Posto che l'organismo non potrebbe sopravvivere in condizioni di asetticità, poichè verrebbe a mancare l'omeostasi generale (mantenimento del Ph, produzione di ammoniaca ed enzimi proteolitici, digestione delle sostanze, eliminazione delle tossine) e certo che la flora microbica saprofita elabora enzimi fornendo il substrato alle funzioni metaboliche basilari, un'azione aggressiva quale quella chemio-antibiotica non può che rivelarsi anti-fisiologica. Solo per i virus non è possibile invocare una convivenza reciprocamente proficua, a causa della loro caratteristica di legare gli acidi nucleici alterando il patrimonio genetico e la comunicazione inter-cellulare. Ovviamente non tutte le forme batteriche sono innocue, potendosi distinguere una flora utile ed una potenzialmente patogena. Per comprendere la Ciclogenia di Enderlein (C.d.E.) occorre recuperare i concetti di pleiomorfismo di Bechamp e di monomorfismo di Pasteur... Recenti studi hanno avvalorato la tesi del primo, peraltro coniugabile alla teoria umorale di Ippocrate. Ricercatori americani, canadesi e svizzeri evidenziano quale punto d'origine della materia vivente minuscole particelle, misurabili come molecole a basso peso, definite colloidi. Secondo la C.d.E. i microrganismi traslano dalla fase colloide a quella virale intracellulare, e poi batterica, per approdare a quella micotica. In effetti ogni specie microbica, poste adeguate condizioni microambientali, può originare svariate forme differenti per morfologia, proprietà e stadio maturativo: colloidi...batteri...miceti. Tanto più minute sono le forme di partenza, tanto maggiori saranno le prerogative di evoluzione. Su tale substrato concettuale è possibile considerare che forme inizialmente apatogene si virulentino per effetto di un microambiente inquinato e conseguente rottura dell'equilibrio simbiontico.
Peraltro ampie ricerche condotte in ambito medico accademico avvalorano la tesi, specie nei confronti di patologie cronico-degerative. Persino talune forme neoplastiche riconoscono una genesi virale, così come per quelle Autoimmuni s'invoca l'eziologia batterica e micotica. L'inefficacia di molti trattamenti convenzionali, ancorchè mirati, deve essere ricondotta allo stato di quiescenza dei patogeni responsabili. Qual'è dunque l'intima correlazione fra C.d.E. e O.d.R.? Sintetizziamone brevemente i presupposti:





Considerare nell'organismo la presenza di agenti microbici virtualmente simbionti, ma talora potezialmente patogeni e rivalutare l'importanza dell'eubiosi intestinale;

L'O.d.R. fornisce all'organismo l'energia necessaria e la specificità d'informazione terapeutica utile al ripristino del corretto equilibrio biologico;

Considerare la flora patogena in toto, senza porre barriere fra virus, batteri, miceti e rivalutare lo squilibrio uomo-ambiente quale noxa primaria riportando i microrganismi dallo stadio di patogeni a quello di simbionti, anzichè agire in senso distruttivo;

L'O.d.R. propone rimedi ad azione antimicrobica nel senso di una rieducazione cellulare finalizzata a rapporti di reciprocità ed equilibrio con i microrganismi: nessuna distruzione bensì eliminazione dell'informazione negativa ed esonerazione dei patogeni, ricondotti a forme apatogene o addirittura fisiologicamente utili.


Questa strategia terapeutica giustifica il netto miglioramento clinico, anche in assenza di negativizzazione dei parametri microbiologici bioumorali (titoli anticorpali, test colturali): le indagini di laboratorio forniscono valutazioni quantitative mentre in realtà, secondo la C.d.E. occorrerebbe considerare il rapporto dinamico qualitativo fra organismo ed ospite.

www.smige.net/medicina_funzionale.html

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12 Anni 2 Mesi fa #2710 da Clara
I biofotoni, portatori d'informazioni


Tutti gli organismi viventi irradiano un debole ma permanente flusso di luce, la cui intensità spazia dalla luce visibile all'ultravioletto. L'emissione di questi biofotoni è correlata a tutte le funzioni fisiologiche.
I biofotoni sono delle particelle di luce, portatrici d'informazioni, con le stesse caratteristiche di quelle della luce laser. Secondo il maggior esperto mondiale il biofisico Prof.Fritz Albert Popp, regolano la crescita e la rigenerazione delle cellule e controllano tutti i processi biochimici.
I biofotoni, sono ancora oggi, però, un grande mistero per la scienza, infatti, vengono interpretati da due teorie piuttosto diverse e complementari: la teoria ondulatoria (con le leggi delle onde) e la teoria corpuscolare (in base alle leggi della fisica delle particelle).

Il primo a teorizzare la presenza di fotoni che venivano prodotti da organismi viventi (biofotoni) fu, nel 1922, il biologo russo Gurwitsch, che concluse che dovevano appartenere alla banda di lunghezza d'onda dei raggi ultravioletti.
In Italia il biologo Protti fece studi importanti e originali soprattutto sul sangue e sui tessuti cancerosi, riscontrando che l'emissione di biofotoni era direttamente proporzionale alla vitalità del soggetto, che in presenza di leucemie il sangue aveva emissioni bassissime di biofotoni e che il potere oncolitico (cioè di combattere le cellule cancerose) del sangue era proporzionale al numero di fotoni emessi.

L'introduzione nella fisica nucleare di un nuovo rivelatore molto sensibile di luce, il tubofotomoltiplicatore, permise la prima conferma rigorosa e sperimentale da parte di un fisico: il professor Facchini dell'Università di Milano. In questa direzione si inserisce la ricerca originale di tesi di Morpurgo dove, grazie al luminometro, costruito dal dr. Motolese, si dimostrava che anche gli organismi più semplici esistenti, i batteri, emettono biofotoni, e che vi era una stretta relazione fra duplicazione cellulare ed emissione di biofotoni, confermando un ruolo chiave del DNA in questo fenomeno emissivo.
Oggi i biofotoni sono oggetto di diverse ricerche in tutto il mondo. Negli Stati Uniti è stato dimostrato che i punti cutanei corrispondenti ai punti di agopuntura emettono più biofotoni del resto della cute.
I possibili impieghi delle misure di biofotoni sono molti, dalla verifica della qualità dei generi alimentari al controllo del potere germinativo di semi, ad analisi farmacologiche e tossicologiche, alla diagnosi precoce di stati patologici.

Tra gli argomenti indagati, di particolare interesse la proprietà dei tumori (in quanto sede di una aumentata riproduzione cellulare) di emettere un gran numero di biofotoni e quindi la possibilità di diagnosticare un tumore con grande anticipo rispetto ai sistemi tradizionali, con un sistema che è, oltretutto, assolutamente non invasivo.
Tratto da: lifegate.it

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BIOFOTONI (Teoria di F. A Popp)


Il termine "biofotoni" indica l'emissione di energia da parte dei tessuti viventi: ogni cellula emette segnali specifici, caratteristici di quella individuale e del tessuto di cui fa parte, proprio come un uomo possiede una voce particolare, con un accento e una lingua particolare. Le cellule comunicano fra di loro al pari degli esseri umani; il nostro corpo é costituito da miliardi di esseri viventi cellulari che comunicano fra di loro, per organizzare la casa comune dell'organismo umano; questi microscopici esseri viventi possiedono un linguaggio che consente loro di organizzarsi e di costituire gli organi e gli apparati, che rendono possibile la vita fisica e mentale.

La malattia appare sempre di più come un’interruzione (operata da batteri, virus, funghi, parassiti, sostanze inquinanti o tossiche, che nel loro complesso vengono chiamate "tossine") delle linee di comunicazione biofotoniche all'interno dell'organismo: bisogna notare che tali comunicazioni possiedono la velocità della luce, consentendo un coordinamento praticamente istantaneo fra le varie parti dell'organismo. Le tossine, interrompendo le linee di comunicazione, impediscono lo scambio di informazioni del tutto o in parte; ciò conduce dapprima ad un'alterazione elettrica della cellula (ogni cellula del corpo possiede un potenziale di membrana attorno ai 90 mV) che si può rilevare con i metodi bioelettronici; successivamente si produce un'alterazione chimica, che si può rivelare con l'esame del sangue e delle urine e infine compaiono i sintomi della malattia. La medicina naturale ha come primo obiettivo l'eliminazione delle tossine, il ripristino delle corrette linee di comunicazione, dunque della salute: agisce perciò sulla causa delle malattie.

La teoria dei BIOFOTONI, insegnata dal fisico Popp, sulle tracce di un intuizione ardita del russo Gurwitsch circa 70 anni fa, offre la credibile interpretazione, suffragata oramai da molteplici esperimenti, del fatto che l’evento biologico primario alla base della vita e anche delle alterazioni che portano alla malattia, è un evento fisico di natura informazionale e quindi elettromagnetica (frequenze modulate).
La teoria di Popp apre la strada alla soluzione di tanti quesiti, ai quali fino ad ora la Biochimica medica non ha saputo dare risposta, ed alla prospettiva di un nuovo modo di utilizzare terapie diverse da quelle di curare solo i sintomi della malattia come attualmente si pratica nella medicina ufficiale detta allopatica.
Secondo Popp, l’energia elettromagnetica gioca un ruolo fondamentale nella sfera biologica dei Viventi.
Anche Heinsenberg, (Premio Nobel per la Fisica), afferma che l’energia elettromagnetica, è l’energia elementare dalla quale dipende tutta la vita dell’organismo vivente poiché capace di modificare l’energia cinetica a livello atomico e molecolare.
Tutti i sistemi viventi, presentano una emissione di “Quanti Energetici” detti “Biofotoni”che si propagano con la velocità della luce.
La loro esistenza (emissione) ormai comprovata e dimostrata (specie dalle unghie delle mani e dei piedi) ci consente di comprendere l’elevato passaggio d’informazioni dentro la cellula e tra cellule e cellule, infromazioni indispensabili per avviare i processi del metabolismo, quelli della crescita e della differenziazione cellulare.
I biofotoni così rappresentano, nell’ambito della cellula e dei rapporti intracellulari, un vero e proprio linguaggio per la trasmissione in codice.
Anche i processi enzimatici, essenziali per la dinamica del buon funzionamento della cellula, sono guidati dai segnali elettromagnetici.
Non ultima, anche l’informazione genetica, che regola informazioni di cellule specializzate a svolgere determinate funzioni, e' fra l’altro determinata da questi fattori.

Secondo Popp, i biofotoni, nascono dal Nucleo Cellulare che, con l’emissione d’un campo elettromagnetico, funzionando da stazione ricetrasmittente, guidano ogni processo cellulare sia che giunga dall’interno e sia che giunga dall’esterno.
Diventa così importante inviare alle cellule ”messaggi di salute”, far ricordare loro il linguaggio, per potere riattivare il metabolismo e le emissioni vibratorie e di luce che esse sono capaci di produrre in uno stato di salute e d’equilibrio.


Bibliografia:

1) F.A.Popp, Neue Horizonte in der Medizin, Haug, Heidelberg 1983; F.A.Popp, "Coherent photon storage in biological systems", Electromagnetic Bioinformation, Ed. by F.A.Popp, München-Wien-Baltimore 1989 (pp.144-167);

2) C. Bortolato, "Cure naturali con il computer", supplemento Salute, La Repubblica 18 marzo 1999;

3) L.Rosa, E.Rosa, L.Sarner and S.Barrett, "A Close Look at Therapeutic Touch", Journal of the American Medical Association 279, 1998 (pp.1005-1010).

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I BIOFOTONI

Risalgono all’inizio del secolo le prime ricerche sull’emissione di fotoni, detti “biofotoni”, da parte di organismi viventi.

Fu infatti A. G. Gurwitsch, ricercatore moscovita, il primo a teorizzare e dimostrare uno scambio di radiazioni fra due sistemi viventi che avevano la proprietà di facilitare la moltiplicazione cellulare per mitosi su dei bulbi vegetali. Da qui il nome di “radiazione mitogenetica”, e i suoi possibili impieghi a carattere terapeutico. Vi furono all’epoca molte polemiche, e i numerosi esperimenti fatti in quegli anni diedero risultati contraddittori, dovuti soprattutto alla scarsità di mezzi per investigare su radiazioni di cosi bassa intensità ed energia.

All’inizio degli anni ‘50 fu introdotto nella ricerca fisica un nuovo strumento capace di misurare deboli intensità luminose: il fotomoltiplicatore.

Fu il professor Facchini che per primo utilizzò questo nuovo strumento per indagare sul fenomeno dei biofotoni, ottenendo chiari e significativi risultati che diedero inizio alla moderna ricerca sulla bioluminescenza.

Negli mi ‘80 ripresero con vigore le ricerche in questo campo sia m Unione Sovietica, che in Germania (importanti sono i lavori del gruppo del prof. F. A. Popp) e in Giappone, e più recentemente anche in Italia in diverse Università e centri di ricerca. I risultati più recenti mostrano che l’emissione di biofotoni, o emissione fotonica ultradebole:

Non ha niente in comune con la bioluminescenza (si pensi alle lucciole o a particolari pesci che sono bioluminescenti, trattandosi infatti di chemioluminescenza)

· Riguarda tutti gli organismi viventi

· Aumenta con l’avanzare dell’età biologica, mentre al contrario il sangue di una persona sana e giovane emette più biofotoni del sangue di ma persona anziana o con scarsa vitalità

· Lo spettro, diverso per le varie specie viventi, va dall’infrarosso all’ultravioletto

· Si ha la massima emissione di fotoni al momento della morte dell’organismo vivente, INDIPENDENTEMENTE dalla causa della morte

· I tessuti cancerosi hanno un’elevata emissione, particolarmente sui loro bordi

· Vi e una correlazione fra il potere germinativo dei semi (il quoziente fra il numero di semi germogliati rispetto al numero totale di semi piantati) e la loro emissione fotonica: per semi che emettono molti biofotoni si ha un grande potere germinativo.

Fra le molteplici possibilità di utilizzo di queste conoscenze: c’è sicuramente l’uso per scopi diagnostici, per il controllo della qualità e contenuto energetico dei generi alimentari, per le analisi farmacologiche e per la ricerca biologica di base.

Sulle cause dell’emissione dei biofotoni vi sono varie teorie: c’è chi ritiene che questo fenomeno sia dovuto a semplici decadimenti di livelli elettronici eccitati quindi senza alcuna relazione con gli aspetti funzionali dell’organismo biologico. Infatti se un atomo viene eccitato in seguito ad un apporto di energia (per esempio un urto), un elettrone di un certo livello energetico acquista questa energia e si porta ad un livello energetico più alto. In seguito ritornano nel loro livello più basso (di minor energia, e quindi più stabile) emettendo contemporaneamente anche un fotone di energia corrispondente a quel salto energetico di livello.

Viceversa la stragrande maggioranza di scienziati che si occupano di biofotoni sono certi di un forte legame fra l’emissione fotonica e la vitalitià dell’organismo biologico emettitore.
Vari studi, fra cui il lavoro sperimentale di Rattemeyer (gruppo del prof. F. Popp) sulla molecola di DNA e il lavoro legato alla tesi sperimentale di Bruno Morpurgo (con i prof. Danilo Codazza e Ugo Facchini Universita’ di Milano, facolta’ di Veterinaria) sull’emissione di biofotoni da parte di vari tipi di batteri legano l’emissione di biofotoni alla presenza e duplicazione del DNA, dove l’energia sarebbe in qualche modo immagazzinata e liberata al momento opportuno.

Grazie ai biofotoni si sono potute verificare antiche tecniche di guarigione, e altre si potranno verificare, come l’agopuntura. Infatti si e visto che i punti cutanei corrispondenti ai punti di agopuntura hanno una resistività elettrica inferiore rispetto alle altre porzioni della pelle, cioè ostacolano meno il passaggio di correnti elettriche. Gli stessi punti sono stati studiati contando i biofotoni, e si e constatato che l’emissione di biofotoni e maggiore proprio in corrispondenza dei punti di agopuntura.

Tuttora sono in corso esperimenti in Italia e in vari Paesi e, a mio modesto parere, questo e un ambito scientifico che può rivelare sorprendenti e utili risultati, sempre che riesca ad ottenere quell’attenzione e quei finanziamenti che sta dimostrando di meritare.

C’e da aggiungere che ancora adesso in ambito scientifico questo argomento ha scarsa risonanza, ancor meno ovviamente e conosciuto dal grande pubblico.



Bruno Morpurgo - Dottore in fisica

Tratto da www.aifep.it/Documenti/News/Ricerca/Ricerca.htm

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COME COMUNICANO LE CELLULE
L'ipotesi dei "biofotoni" ora diventa realtà grazie alla Biorisonanza Magnetica Cellulare

By Luciana Monti


I recenti progressi nel campo della Biofisica hanno consentito di giungere a nuove scoperte. In particolare, grazie a sofisticate apparecchiature di laboratorio, lo studio delle emissioni luminose di debole intensità delle cellule degli organismi viventi, ha aperto le porte ad una nuova interpretazione delle relazioni e dell’interdipendenza d’azione tra le varie cellule.

La teoria dei biofotoni, propugnata dal fisico Popp, sulle tracce di un’intuizione ardita già esplicitata dal russo Gurwitsch circa sessanta anni fa, offre la credibile interpretazione, suffragata ormai da molteplici esperimenti, del fatto che l’evento biologico primario alla base della vita, e anche delle alterazioni che portano alla malattia, è un evento fisico di natura elettromagnetica

Tutto ciò apre la strada alla soluzione di tanti quesiti, ai quali la biochimica finora non ha saputo dare risposta, ed alla prospettiva di un nuovo modo di fare terapia differente da quello di curare solo i sintomi delle malattie.

Secondo il fisico Popp, l’energia elettromagnetica gioca un ruolo fondamentale nella sfera biologica.
Anche Heisenberg, premio Nobel per la Fisica, afferma che “l’energia magnetica è l’energia elementare da cui dipende tutta la vita dell’organismo”, in quanto capace di modificare l’energia cinetica sia a livello atomico che molecolare.

Il corpo umano cerca di vivere sempre in costante condizione di equilibrio, e questo equilibrio è mantenuto soprattutto dall’energia elettromagnetica prodotta dalle cellule del nostro organismo. Essa è necessaria per far funzionare bene le varie parti della cellula, le cellule di uno stesso organo e quindi i vari organi di uno stesso sistema vivente. Le cellule di uno stesso organo, per il fatto stesso che hanno identica composizione molecolare, comunicano ed interagiscono utilizzando tutte uno stesso segnale elettromagnetico che si propaga facendole “vibrare” con lo stesso tipo di frequenza, che le fa entrare in risonanza tra loro.

Tutti i sistemi viventi presenterebbero una debolissima emissione di “quanti energetici” che interessano i loro fenomeni vitali, e perciò detti “biofotoni”, che si propagano con la velocità della luce.
La loro esistenza ci consente di comprendere l’elevato passaggio di informazioni dentro la cellula stessa e tra cellula e cellula, indispensabili per avviare il metabolismo, la crescita e la differenziazione cellulare.

I biofotoni rappresentano così, nell’ambito della cellula e dei rapporti intercellulari, un vero e proprio linguaggio per la trasmissione di informazioni in codice. Anche i processi enzimatici, essenziali per la dinamica del buon funzionamento della cellula, sarebbero guidati da segnali elettromagnetici.
Non l’ultima anche l’informazione genetica, che regola la formazione di cellule specializzate a svolgere determinate funzioni, sarebbe determinata, fra l’altro, da fattori elettromagnetici.

Secondo Popp, i biofotoni nascono nel nucleo cellulare, che funzionerebbe come una stazione radio che guida i processi cellulari attraverso l’emissione di un campo elettromagnetico. Questa “stazione radio” sarebbe anche in grado di ricevere ed elaborare i vari segnali elettromagnetici che giungono dall’esterno. Diventa così importante inviare alle cellule “messaggi di salute”, “ricordare” alle cellule il loro linguaggio, per poter riattivare il loro metabolismo e le emissioni che esse sono capaci di produrre in uno stato di salute e di equilibrio. Si possono perciò inviare all’organismo queste “informazioni guida”, sottoforma di quanti.

Nel caso di un organismo sano, posto che esso esista se teniamo conto di tutto l’inquinamento cui siamo esposti, l’intervento di un “emittente di messaggi di salute” ha l’unica funzione di ottimizzare al massimo la sua resa, consentendo una qualità di vita ancora migliore

Nel caso di un organismo ammalato, l’invio di segnali frequenziali idonei, cioè di frequenze tipiche delle cellule sane, fa sì che essi diventino “suggerimenti” o “messaggi correttivi” indicanti la via da seguire per riorganizzare secondo schemi di normalità l’attività cellulare alterata.

Allargando il discorso verso i settori della Medicina che si definisce “olistica”, scopriamo come il discorso quantistico non riguarda solo la produzione di campi magnetici terapeutici in senso tradizionale e fisico. Infatti le teorie più recenti individuano nell’elettromagnetismo il meccanismo d’azione tipico dei rimedi omeopatici. Anche nel campo dell’agopuntura l’energia che scorre attraverso i meridiani può sicuramente essere riconosciuta come energia elettromagnetica

Addirittura per la farmacologia della medicina convenzionale viene riconosciuto, oltre al meccanismo chimico,un ulteriore meccanismo d’azione di tipo “informativo-vibrazionale” dipendente da radiazioni elettromagnetiche

Queste nuove concezioni, applicate alla fisiologia ed alla clinica medica, cercano di trovare nella fisica, e più precisamente nella biofisica, la spiegazione di quei meccanismi che presiedono ai fenomeni vitali e che causano le malattie e per i quali la biochimica, a tuttora, non è riuscita a dare risposta.
Si apre così la strada per una nuova ricerca che sia in funzione di un nuovo modo di concepire la terapia.

Tratto da www.naturalismedicina.it/articolo.asp?i=154



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Biofotoni e terapia con softlaser - La scoperta dei biofotoni

Nel 1922 il biologo Alexander Gurwitsch fece una scoperta pionieristica mettendo due giovani radici di cipolle una vicino all’altra. Le cellule di una cipolla si divisero in modo particolarmente intenso proprio nel punto verso il quale era orientata la punta della seconda radice.

Il fenomeno non si manifestava quando i due bulbi erano separati da una lastra di vetro da finestre che assorbe i raggi ultravioletti. Un vetro di quarzo, essendo neutro, non sortiva invece alcun effetto. Gurwitsch suppose che le cipolle emanassero una radiazione fino ad allora sconosciuta.

Solo 50 anni dopo il biofisico Popp e il suo gruppo di ricercatori furono in grado di confermare con i loro esperimenti questa supposizione. Le cellule di esseri umani, di animali e di piante emanano veramente luce, i cosiddetti biofotoni, cosa che le mette in grado di scambiare informazioni anche a lunga distanza. Questo scambio d’informazioni viene documentato da un ulteriore e sbalorditivo esperimento effettuato in tempi recenti, molto simile a quello di Gurwitsch:

Due bicchieri di sangue fresco di maiale vengono messi uno accanto all’altro. In un bicchiere viene instillato un agente patogeno e il sangue reagisce producendo anticorpi. Niente di straordinario! Tuttavia più tardi si può osservare in laboratorio che anche il sangue nel secondo bicchiere produce anticorpi, benché non vi sia stato aggiunto alcun agente patogeno.

Eccezione: se una parete che non lascia passare la luce viene messa tra i due bicchieri, allora non si riscontra alcuna produzione di anticorpi nel secondo bicchiere.

Che la luce sia veramente la base della trasmissione di segnali, è stato confermato senza alcun dubbio nel 1976 tramite fotorivelatori (detektor) sensibili, i cosiddetti fotomoltiplicatori.

L’intensità di questa luce è certo estremamente minima, paragonabile a quella di una candela posta a 10 chilometri di distanza, in compenso però essa possiede una qualità che la predispone ad essere trasmettitrice di informazioni. La sua irradiazione non è infatti caotica, bensì costituita da vibrazioni stabili come la luce del laser.

Il termine specifico della fisica per l’alto grado di ordine di questa onda di luce è "coerenza". Solo grazie a questa coerenza si possono memorizzare, per esempio, informazioni spaziali di un oggetto tramite un ologramma, per poi renderle di nuovo visibili.

Nel frattempo, molteplici esperimenti effettuati in Germania, Polonia, Giappone e Cina consolidano la teoria dello scambio di informazioni trasmesse dalla luce, aprendo così un nuovo capitolo per arrivare ad una maggior comprensione dei processi biologici.


Il significato dei campi di biofotoni

Le conoscenze del codice genetico e della scienza chimica classica non sono sufficienti per rendere chiara la complessità dei processi metabolici. Infatti il nostro organismo è in grado di equilibrare con stupefacente precisione la varietà dell’offerta di nutrimento messagli a disposizione e scegliere o trasformare proprio quelle sostanze di cui ha bisogno per rimpiazzare le cellule morte. Se, ad esempio, secondo il fisico Popp, il tasso di crescita delle cellule intestinali aumentasse anche solo di poche unità percentuali, la persona morirebbe nel giro di pochi giorni di ostruzione intestinale. Come coordinano le cellule la loro attività allo scopo di mantenere l’intero organismo, considerando il variare degli influssi esterni ? Come può accadere che in ogni cellula abbiano luogo ogni secondo centomila processi chimici, esattamente coordinati tra loro e attraverso i quali, tra l’altro, vengono create nel nostro corpo giornalmente 600 miliardi di nuove cellule ? Anche se siamo ancora molto lontani dal capire quest’enorme miracolo, possiamo accettare per scontato che affinché esso avvenga, sia necessaria una rete di informazioni che funzioni con assoluta precisione.
La cosiddetta decodificazione del genoma umano, celebrata in tutto il mondo come tappa fondamentale nell’ambito dell’attività di ricerca umana, non è in grado di risolvere gli enigmi fondamentali.

Se si sa che un determinato gene codifica un certo enzima, con questo non si sa tuttavia nulla su come la cellula riesca a produrre questo enzima proprio nel momento giusto e a collocarlo al posto giusto.

Se sappiamo quale gene codifica una specifica proteina, con questo non siamo comunque ancora in grado di comprendere come faccia il corpo a produrre diverse proteine nel momento giusto e nella quantità giusta, per creare, ad esempio un organo così complesso come l’occhio. Tutto ciò è ancora più misterioso se si considera che in ogni cellula è contenuto l’intero piano strutturale del corpo.

"I geni, secondo la concezione odierna della scienza, definiscono solo la composizione dei potenziali elementi costruttivi molecolari dell’organismo e delle proteine. Con questo, sulla forma e sui principi di organizzazione non si è detto ancora niente." (M. Bischof, La luce nelle nostre cellule, Pag. 253).

In altri termini: un progetto edilizio, da solo, non costruisce edifici. E’ necessaria un’istanza che lo interpreti e converta le sue istruzioni per dirigere i muratori nel momento giusto con il materiale giusto al posto giusto. Questa istanza deve essere in grado di riconoscere quali e dove sono nell’edificio le zone che necessitano una ristrutturazione e adottare le relative misure di restauro. Secondo il parere degli studiosi di biofotoni, la luce coerente ha funzione di ponte ideale tra il progetto edilizio (pensato) e la struttura materiale visibile di un organismo.


Luce laser – Una luce con particolari qualità

Sotto la denominazione "laser" la maggior parte delle persone immagina una specie di intenso fascio di luce che è in grado di tagliare a pezzi sia oggetti materiali, sia tessuti del corpo fisico, come anche un pezzo di metallo. Un tale cosiddetto laser incandescente lavora con energie altamente focalizzate e trova svariati utilizzi nel campo della medicina e della tecnica. Il laser a freddo, al contrario, lavora solo con una frazione di quest’intensità (tremila volte minore di una lampadina) e non sviluppa alcun calore. Ciò che è tipico del laser non è quindi affatto la sua capacità di sviluppare calore o di tagliare a pezzi oggetti, ovvero di evaporarli. Il laser viene ad esempio impiegato anche per la trasmissione di informazioni, caso in cui vengono parimenti utilizzate le speciali proprietà di questa luce. Di quali proprietà si tratta? Se la corrente elettrica viene fatta passare attraverso il filamento incandescente di una lampadina, viene prodotta luce, cioè onde di luce, ossia particelle di luce (fotoni). Queste onde di luce hanno tuttavia varie lunghezze e si formano in tempi anch’essi molto diversi. Ciò significa che le singole onde (fotoni) non manifestano contemporaneamente onde curvate verso l’alto o verso il basso.

Attraverso la tecnica laser (il laser esiste dal 1960) viene evitata una tale irradiazione disordinata di luce e si riesce a fare in modo che i fotoni irradino nello stesso momento, per cui essi possiedono la stessa modulazione di fase.

In questa emissione stimolata - laser è un'abbreviazione di: Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation (Amplificazione di Luce attraverso Emissione Stimolata di Irradiazione) – viene a prodursi quindi luce coerente con fasi stabili, al contrario della luce termica di una lampadina. Ora, questa caratteristica di coerenza fu riscontrata dagli studiosi di biofotoni anche nella luce che emanano le cellule, per cui la supposizione di alcuni biochimici che questa luce sia unicamente un prodotto secondario di processi metabolici, non è più sostenibile.

Questa supposizione veniva inoltre a perdere consistenza anche per il fatto che il DNA, trasportatore delle informazioni ereditarie, irradia il 90% della luce, pur non partecipando affatto direttamente al metabolismo.

A questo punto si notò un interessante parallelismo con il laser tecnico: solo determinati materiali sono in grado di immagazzinare energia fotonica per poi restituirla di nuovo a valanga.

Nella tecnica Laser/Maser vengono ad esempio utilizzati cristalli di rubini, gas come elio o neon oppure cavità per immagazzinare luce. Anche il DNA possiede eccellenti proprietà di immagazzinamento di luce e cioè da una parte, tramite le sue coppie di basi, la scala di corda della doppia elica del DNA, e dall’altra, tramite la sua struttura cava a spirale.

Con tutto ciò comunque, il parallelismo termina qui. Infatti, la capacità di immagazzinamento del DNA supera di molto quella del laser tecnico e con questo anche la sua capacità di immagazzinare informazioni e trasmetterle a grandi distanze.

Alcuni ricercatori hanno constatato che il DNA ha una grandissima capacità di

immagazzinamento dell’ordine di grandezza di 10²° bits. Questa enorme quantità di informazioni rende possibile al DNA di armonizzare tra loro i complessi processi del metabolismo, in maniera che specifici segnali di luce vengano captati da altre sostanze biologiche e da altri organi.

" Così, la luce di colore verde corrisponde all’incirca all’estensione delle organelle delle cellule e può per questo influire su di esse; la luce azzurra ha la lunghezza d’onda delle biomolecole e quella ultravioletta, con la sua lunghezza d’onda ancora più breve, è appropriata per esercitare un notevole influsso sul DNA e, ad esempio, per magnetizzare le coppie delle basi. Un’onda infrarossa dello spessore di un capello invece si adatta bene allo spazio della cellula, però può anche distruggere i ponti di ossigeno presenti tra le coppie delle basi del DNA."
(Bischof, pag. 262).

In questo contesto Bischof richiama l’attenzione sul fatto che non è sicuramente un caso che molte biomolecole mostrano una geometria di antenne a forma di spirale come il DNA.

Esempi a riprova di quest’affermazione sono gli acidi lattici destrorsi, gli amminoacidi sinistrorsi, gli zuccheri sia destrorsi che sinistrorsi, l’emoglobina, la melanina, l’ATP; a livello di cellule, i microtubuli e lo RNS (acido ribonucleico); a livello dei tessuti, il collageno del tessuto connettivo, le ossa e la cartilagine; la cheratina nella pelle, nei capelli e nelle unghie. Anche se con tutto ciò i singoli processi non sono di gran lunga chiariti, la ricerca scientifica sui biofotoni dimostra certamente l’eminente significato della luce per la vita biologica.

Nei successivi modelli di Popp e di altri ricercatori, la luce biologica funge da ponte tra il livello immateriale dell’informazione e la densa materia del corpo, tenendo presente che per questa riflessione non è rilevante che questa informazione sia nascosta nel vuoto o venga supportata da un campo morfogenetico a parte
(cfr. Sheldrake).

Le scoperte di Popp cambiano anche il nostro punto di vista attuale riguardo ai generi alimentari, dato che alla fin fine, noi esseri umani non saremmo né vegetariani, né carnivori e né magiatutto, bensí esseri che assorbono luce. Secondo Popp, l’energia che noi otteniamo dall’alimentazione è proprio l’energia della luce del sole, immagazzinata dalle piante.

Con questo, le relazioni di quei ricercatori che affermano di aver incontrato nell’Himalaia persone che mangiano appena e che godono di ottima salute e vitalità, si presentano in tutt'altra luce.

Si nutrono queste persone direttamente di luce ?


Terapia con softlaser

Mentre la fototerapia è presumibilmente una delle più antiche terapie del mondo, la fototerapia laser risale a tempi molto recenti. Si è potuta tuttavia riallacciare a scoperte di scienziati all’inizio del diciannovesimo secolo, i quali descrissero l’effetto di determinati colori su organismi biologici, impiegandoli nelle terapie.

Il medico indo-americano Ghadiali (1873-1966) raccolse le sue osservazioni pluriennali in un manuale di fototerapia a colori, il quale ancora oggi fornisce a molti terapeuti che usano questa tecnica importanti impulsi.

Ecco un breve estratto dalla sua lista delle indicazioni dei colori:

Rosso: effetto stimolante in generale, rigenera il sangue, stimola il fegato.

Arancione: stimola la tiroide, antispastico, purifica il sangue, sostiene la funzione dei polmoni

Violetto: rafforza la milza, produce leucociti

Verde: stabilizza le emozioni, stimola l’ipofisi, sviluppa muscoli e tessuti, disinfetta.

Secondo Ghadiali, le vibrazioni dei colori possono entrare in risonanza con elementi chimici o molecole.

Più o meno nello stesso periodo, il medico americano Spitler analizzò l’effetto della luce di diversi colori sul sistema neurovegetativo e su quello ormonale, applicando la luce sopra gli occhi, e constatando che evidentemente esisteva un collegamento diretto tra gli occhi e le parti del cervello che regolano questi sistemi.

Spitler denominò il suo metodo per equilibrare il sistema nervoso tramite colori "syntonics".

Solo negli anni settanta, dopo un periodo di predominanza della chimica e della farmacologia, ricercatori come Liberman, Frenkel e Parry si riallacciarono a queste scoperte utilizzando la luce per la guarigione di depressioni invernali (SAD), disturbi del ritmo biologico, come anche stress e difficoltà di apprendimento.

La storia della medicina laser moderna ebbe inizio negli anni sessanta del ventesimo secolo, nell’Unione Sovietica. Studiosi russi di softlaser - tra i quali soprattutto Injuschin - confermarono le scoperte di Ghadiali: gli effetti della luce laser dipendevano dalla lunghezza di onda impiegata e non avevano niente a che vedere con l’intensità del laser.

Proprio come già Ghadiali presumeva, in casi di frequenze esattamente definite si riscontrarono chiaramente risonanze con determinate biomolecole e con strutture di organi, rafforzate tramite la proprietà di coerenza della luce laser.

Particolarmente efficace per la guarigione si rivelò la luce laser rossa, cosa che spiega la grande diffusione del laser-elio-neon nella terapia laser.

Il suo ampio spettro di impieghi include:

- aiuto nella rimarginazione di ferite.

- stimolazione del sistema immunitario proprio del corpo.

- cura di ulcere, asma, pressione del sangue alta, malattie intestinali

infettive e ulcere dello stomaco, malattie delle articolazioni e metaboliche.

- utile nella terapia contro i dolori.

Nella tradizione di queste esperienze viene collocato anche il medico americano Dr. Todd Ovokaitys con la nuova tecnologia laser da lui sviluppata. Come Injuschin, anche il Dr. Todd lavora con luce polarizzata, circolare o ellittica, però utilizza due laser con onde di luce orientate in direzione opposta l’una all’altra e che si sovrappongono. vedi anche: Chiralita'
La "luce invisible" che così ne risulta (tramite l’eliminazione dell'interferenza) conserva e trasporta anche alte frequenze di vibrazioni, trasmettitrici di informazioni, del campo vuoto (vedi sopra). In questo modo le informazioni destinate al sistema immunitario e a quello metabolico, possono essere di nuovo messe a disposizione allo scopo di ripristinare la struttura delle cellule, anche al di là del processo di invecchiamento...

Indicazioni bibliografiche sul tema

Bischof, M., Das Licht in unseren Zellen (La luce nelle nostre cellule), Ed. Zweitausendeins, Francoforte sul Meno, 1995

Dürr, H. P., F. - A. Popp e W. Schommers, Elemente des Lebens (Elementi della vita), Ed. Graue Edition, Zug (Svizzera), 2000

Popp, F. - A., Die Botschaft der Nahrung. Wir ernähren uns mit Licht (Il messaggio dell’alimentazione. Ci nutriamo di luce). Ed. Zweitausendeins, Francoforte sul Meno, 2000

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