IL SOSPETTO: IL MALE CAUSATO DAL MASSICCIO BOMBARDAMENTO DI IMMUNOSOPPRESSORI
Diagnosi sbagliata, muore di leucemia dopo 34 mesi di chemioterapia
Le era stato diagnosticato un tumore maligno al fegato con metastasi, aveva invece un angioma gigante
LECCE — «Giustizia per mia madre». È quanto ha chiesto Marianna Perez, una dei tre figli di Bruna Perrone, una contadina di 58 anni di Guagnano, vittima di un vero e proprio calvario medico che l’ha portata alla morte. Adesso, il sostituto procuratore Nicola D’Amato, ha allo studio un fascicolo nel quale compaiono i nomi di dieci medici dei quali si dovranno stabilire ruolo e responsabilità.
IL FATTO - La storia di Bruna Perrone è quella di una diagnosi sbagliata, tumore maligno al fegato, di 34 mesi di chemioterapia e della morte per una leucemia fulminante, probabilmente causata proprio dal massiccio bombardamento di immunosoppressori. In realtà, la donna aveva un tumore benigno molto grande ma, nonostante i valori del sangue non siano mai risultati alterati, hanno continuato a curarla come se avesse un terribile male. «La nostra speranza è che nessuno, mai più, debba vivere un calvario simile al nostro», aggiunge la figlia, che ieri mattina, insieme a altri parenti di Bruna, ha partecipato alla conferenza stampa convocata dagli avvocati Stefano Prontera e Rocco Vincenti di Lecce.
IL CALVARIO - Tutto comincia il 14 luglio del 2004, quando, per accertare le cause di alcuni fastidi all’addome, la donna si sottopone a una ecografia. Il 20 dello stesso mese, si eseguono ulteriori accertamenti con una Tac con mezzo di contrasto e la diagnosi non lascia adito a dubbi: si tratta di un cancro al fegato di 18 centimetri con metastasi. Senza ulteriori indugi, Bruna Perrone viene sottoposta a chemioterapia e la cura va avanti per ben 34 mesi, fino al 13 aprile del 2007, quando, nonostante le cure, la massa tumorale non si è ridotta e si decide di eseguire un’altra Tac. L’esito dell’analisi è sconcertante: si tratta di un «angioma gigante del lobo epatico di destra e di piccoli angiomi nel lobo epatico di sinistra». In altre parole, un tumore benigno che non subisce trasformazioni e che spesso è congenito.
L'EPILOGO - Per la famiglia di Bruna, però, non c’è nemmeno il tempo di gioire per la bella notizia. Nel frattempo, la donna si è ammalata di leucemia fulminante e la sua vita terminerà il 4 febbraio del 2009, dopo quasi cinque anni di inferno che l’hanno irrimediabilmente minata nel corpo e nello spirito.
Francesca Mandese
24 novembre 2009© RIPRODUZIONE RISERVATA
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