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Speranze e delusioni, vittorie e sconfitte, virtù e debolezze: in questa area del forum si parla di esperienze vissute, storie reali di vita vissuta che toccano il cuore o che sorridere, storie che fanno piangere, storie che fanno riflettere... storie della nostra vita.

Domanda La nostra esperienza con un cancro al colon

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11 Anni 1 Mese fa - 11 Anni 1 Mese fa #17605 da Imhotep
La nostra esperienza con un cancro al colon è stato creato da Imhotep
Imhotep (da cui il mio nick) è stato un personaggio importante alla corte del faraone Djoser, terza dinastia, vissuto intorno al 2650 - 2600 a.C.
Era un po' architetto (pare che abbia inventato l'uso delle colonne in architettura, oltre a progettare la piramide a gradoni di Saqqara), un po' ingegnere e un po' medico ante litteram. E' in quest'ultima sua veste che ha colpito la mia attenzione. E', infatti, l'autore di un trattato di medicina che prende in esame tutte le malattie conosciute all'epoca, con annessa descrizione e indicazione delle possibili cure.
Fa parte dell'elenco la descrizione di un cancro al seno. Alla voce rimedi, Imhotep riporta asciutto: "non ne esistono".
Uno sfoggio di sincerità da cui gli oncologi moderni avrebbero molto da imparare.

Segnalo, a questo proposito, un articolo pubblicato dal settimanale tedesco Der Spiegel, noto in Germania per le sue inchieste scomode.

L'articolo, pubblicato nell'autunno 2004, è intitolato "Cura di veleni senza utilità" e illustra lo studio di un epidemiologo tedesco che lavora presso la clinica universitaria di Monaco di Baviera, Dieter Hoelzel.

Hoelzel ha esaminato i dati relativi a migliaia di pazienti curati nel corso degli anni negli ospedali di Monaco, soffermandosi - per l'intento della sua ricerca - sulle diagnosi di cancro metastatico (quarto stadio) ai seguenti organi: mammella, prostata, polmoni, intestino/colon. Per ciascun gruppo, Hoelzel ha elaborato il valore di sopravvivenza mediana, che è un concetto diverso dalla sopravvivenza media.
Stabilire il valore mediano significa trovare il numero che fa da spartiacque: in pratica, la metà dei pazienti è sopravvissuta meno di questo valore mediano, mentre l'altra metà è sopravvissuta più a lungo.

I risultati, come prevedibile, sono sconfortanti. Tra il 1978 e il 2002 non è riscontrabile alcun progresso! Le minime variazioni che esistono (e, peraltro, la sopravvivenza per cancro al seno e alla prostata è addirittura diminuita), secondo Hoelzel non sono significative e vanno imputate semplicemente al caso.

Riassumo i risultati qui di seguito (sopravvivenza mediana da diagnosi di cancro metastatico trattato chemioterapicamente):

Mammella
1978 - 1986: 24 mesi
1987 - 1993: 23 mesi
1994 - 2002: 22 mesi

Prostata
1987 - 1993: 19 mesi
1994 - 2002: 18 mesi

Polmone
1978 - 1986: 5 mesi
1987 - 1993: 5 mesi
1994 - 2002: 6 mesi

Intestino/colon
1978 - 1986: 12 mesi
1987 - 1993: 14 mesi
1994 - 2002: 14 mesi

Conclusione dell'autore dell'articolo: "I progressi nella chemioterapia sembrano limitati alla riduzione delle sofferenze causate dalla chemioterapia stessa."

Dedicato a tutti gli oncologi che ci propinano favolette sugli "enormi progressi" fatti dalla chemioterapia nel corso degli anni.

Inserisco il link all'articolo originale, per gli utenti che conoscono la lingua di Goethe:

wissen.spiegel.de/wissen/image/show.html...0162.PDF&thumb=false


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11 Anni 1 Mese fa - 11 Anni 1 Mese fa #17608 da Imhotep
Risposta da Imhotep al topic La nostra esperienza con un cancro al colon
"La terapia oncologica equivale a picchiare un cane con un bastone per liberarlo dalle pulci".
Da Let Me Down Easy, un'opera teatrale di Anna Deavere Smith.

Io sono interamente per la scienza. Il metodo scientifico è forse il più grande regalo fatto dalla civiltà occidentale al mondo, insieme al pensiero filosofico di origine greca, all'arte rinascimentale italiana e alle cattedrali romaniche e gotiche (OT). Ma sono anche un filosofo, per formazione, e disprezzo il fanatismo più di ogni altra cosa, di qualunque natura e di qualunque colore sia. Purtroppo, un numero non indifferente di scienziati ha completamente dimenticato cosa sia il metodo scientifico (forse non l'hanno mai capito) e dispensa dogmi "ex cathedra" degni della chiesa medievale. Ho appena finito di leggere il meraviglioso libro di un oncologo statunitense di origini indiane che si chiama Siddhartha, come il Buddha, intitolato The Emperor of all Maladies (L'imperatore del Male in italiano), che è pieno di dimostrazioni del cieco fanatismo di medici e scienziati: ogni idea nuova nella lotta al cancro si è sempre, invariabilmente scontrata con un muro di ostracismo, prima di riuscire ad imporsi. Anche se siamo ancora lontanissimi da una soluzione di tipo farmaceutico, che forse non avremo mai. Tra l'altro, si tratta di un libro che mi sentirei di consigliare a chiunque voglia conoscere la storia di questo male e della lotta senza quartiere condotta contro di esso. Un libro illuminante e informatissimo, che si legge come un thriller. Un thriller in cui si dà la caccia a uno spietato serial killer (il più mortale di sempre, purtroppo).

Per capire quanto la scienza medica abbia finora fallito nei confronti del cancro e quanto gli oncologi siano degli autentici traditori del loro ruolo (quello sancito dal cosiddetto Giuramento di Ippocrate, bla bla bla), è sufficiente partire da una semplicissima osservazione empirica: tutti siamo terrorizzati dal cancro e tutti siamo (quasi) altrettanto terrorizzati dalla "terapia". Se fosse vera la sequenza malattia-terapia-guarigione, quale motivo avremmo di essere così terrorizzati? Evidentemente, la sequenza di cui sopra non può essere vera. Questo processo si chiama deduzione e non ci vuole certo un genio (né un laureato in Medicina) per compierlo.

Quando a mio padre venne diagnosticato un cancro al colon (settembre 2011), per fortuna noi partivamo già da una convinzione abbastanza solida, sebbene all'epoca non ancora corroborata dai fatti: la chemioterapia non guarisce. Mio padre, che di salute e medicina non sa assolutamente niente, oltre ad avere un sano atteggiamento di fondo nei confronti della vita e della morte (che riassumerei così: nessuno è mai sopravvissuto alla vita, quindi tanto vale cambiare prospettiva), aveva visto morire i suoi due migliori amici di cancro, ambedue prematuramente ed ambedue rigorosamente dopo essersi sottoposti alla chemioterapia. Mia sorella ed io, gli altri due protagonisti della vicenda, eravamo istintivamente scettici e qualche notizia sparsa qua e là l'avevamo già raccolta, nessuna che parlasse di esiti positivi della chemio.

Sulla base di questi semplici dati di fatto, che sono indiscutibili, ho voluto vederci chiaro. Essendo un seguace della Ragione, la prima cosa che ho fatto è stata quella di cercare tutte le statistiche esistenti su sopravvivenza e mortalità, concentrandomi su quelle che analizzano gli effetti delle terapie post-chirurgiche (quindi radioterapia e chemioterapia) sulle prospettive di sopravvivenza dei pazienti. Ebbene, posso assicurare che non esiste una sola forma di tumore solido per la quale le citate terapie post-chirurgiche abbiano dimostrato un'efficacia che giustifichi, anche solo lontanamente, le loro conseguenze. In poche parole, il rapporto costi - benefici è semplicemente desolante. Quando parlo di costi, intendo quelli relativi al paziente e ai suoi familiari: sofferenze di varia natura e riduzione della qualità della vita. Da sommare a questi, vi sarebbero i costi di tipo economico, nei quali incorre il SSN e quindi l'intera popolazione italiana, che sono enormi. Esiste un'unica eccezione: per la leucemia mieloide cronica è stato sviluppato un farmaco basato sulla ricerca genetica (l'imatinib mesilato) che sembra poter tenere in scacco la malattia nel 90% dei casi circa. Purtroppo si tratta di un successo del tutto isolato.

C'è di più: le statistiche sulla sopravvivenza con o senza la chemioterapia (o radioterapia), soffrono tutte di un "piccolissimo" difetto. Tutti i decessi vengono catalogati come avvenuti nonostante la terapia. Ma quanti sono quelli dovuti alla terapia? Sono certamente numerosi, visto che i "farmaci" chemioterapici somministrati al paziente sono in gran parte cancerogeni, oltre a tutto il resto (tipo la distruzione del sistema immunitario, cioè della nostra arma di difesa più efficace contro... il cancro!!!). E non si tratta di una leggenda metropolitana: ho visto con i miei occhi le etichette di diversi farmaci chemioterapici che riportavano la scritta "carcinogenic to humans". Va da sé che un paziente in cura non avrà mai la possibilità di vedere tali etichette.
Se dai numeri, già desolanti, relativi all'efficacia delle cure della medicina ufficiale togliessimo i decessi a causa della terapia, a quale risultato netto - quindi reale - si arriverebbe? Non oso immaginarlo.

Aggiungo che mi sono anche fatto un'idea del perché la chemioterapia non è adatta a guarire alcunché. I motivi principali, in base alle conoscenze da me accumulate, sono due: in primo luogo, come già dicevamo, i farmaci chemioterapici distruggono il sistema immunitario. Questa è una conseguenza inevitabile della loro citotossicità (tradotto: velenosità) e della somiglianza biologica tra cellule cancerose e cellule del sistema immunitario. Dando la caccia alle cellule cancerose, i veleni della chemio sterminano anche molti dei nostri globuli bianchi. Non a caso, durante la terapia i valori relativi alla funzionalità del sistema immunitario del paziente vengono costantemente monitorati e spesso la terapia stessa deve essere interrotta proprio perché detti valori si sono abbassati troppo, mettendo a rischio altissimo il paziente (vedi pericolose polmoniti nel periodo invernale etc. etc.). Aggiungo che l'organismo impiega anni a riparare i danni causati dalla chemio e che i possibili effetti collaterali sono troppo numerosi per poterli elencare in questa sede, compresi danni potenzialmente invalidanti o addirittura mortali (a carico di fegato, reni, cuore, sistema nervoso e chi più ne ha più ne metta).
Se poi pensiamo che il nostro sistema immunitario è la nostra prima e più potente arma di difesa contro le cellule tumorali, che è abituato a combattere da sempre e quasi sempre vittoriosamente, comprendiamo ancora meglio quanto sia folle una "terapia" che lo fa a pezzi.

Il secondo motivo è strettamente collegato alla natura subdola ed estremamente evoluta delle cellule tumorali, che hanno dimostrato un'incredibile capacità di adattamento alle condizioni ambientali sfavorevoli create dai veleni della chemio. A causa della grande velocità alla quale queste cellule maledette si evolvono e si adeguano alle mutate condizioni nelle quali si trovano a vivere, i farmaci chemioterapici hanno il malaugurato effetto di selezionare le cellule tumorali più forti e più aggressive, che, passata la bufera di veleno, possono aggredire in tutta pace un organismo ormai debilitato e privo di difese. Inevitabilmente, le cellule tumorali sopravvissute al trattamento chemioterapico, che - per sua natura - non può certo proseguire all'infinito, saranno chemioresistenti. Cioè ogni trattamento successivo sarà del tutto inefficace (compresa la parvenza di efficacia che la chemioterapia solitamente mostra in una prima fase). Conseguenza: recidive e metastasi post-terapia, che quasi sempre risultano essere fatali.


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11 Anni 1 Mese fa #17678 da Imhotep
Risposta da Imhotep al topic Un tumore spiegato in due parole
Il cancro, in realtà, non può essere considerato una malattia: si tratta, invece, di un grandissimo numero di patologie anche molto diverse tra di loro, che però hanno in comune alcune caratteristiche fondamentali che le accomunano tutte.
La necessità, da parte delle cellule cancerose, di sopprimere il meccanismo dell'apoptosi (la morte cellulare programmata) e di attivare l'angiogenesi (la neovascolarizzazione dei tessuti), è comune a tutti i tumori solidi, che sono la grandissima maggioranza. Ho imparato che è letteralmente impossibile per un cancro arrivare a crescere a sufficienza da invadere i tessuti circostanti e rappresentare una minaccia per la salute dell'individuo, in assenza dell'attivazione abnorme dell'angiogenesi, che viene fortemente facilitata da uno stato di infiammazione cronica. Una delle tante cose che non riesco a spiegarmi dell'oncologia, è perché questi concetti non vengano illustrati ai pazienti. Ma questo è un altro (tristissimo) discorso.

L'evoluzione di ogni forma di cancro è fondamentalmente sempre la stessa e può essere divisa schematicamente in tre fasi: iniziazione - promozione - progressione.
L'iniziazione è la fase iniziale del cancro, caratterizzata da una serie di mutazioni genetiche (quindi concernenti il DNA cellulare). In pratica si tratta di semplici errori di trascrizione ei cromosomi. In questa fase, le nostre possibilità di intervento sono pressoché nulle. Ancora non sappiamo se siano preponderanti i fattori ereditari o quanto conti lo stile di vita nel causare queste mutazioni. Peraltro, gli esperti sono concordi (fino a un certo punto: si sa che gli esperti non concordano quasi mai completamente su niente) nel ritenere che queste mutazioni avvengano più volte nel corso della vita di ciascuno di noi. Perché, allora, non tutti (grazie al Cielo) ci ammaliamo di cancro a ripetizione? Perché, così pare, il nostro sistema immunitario è attrezzato per impedirlo. I globuli bianchi contenuti nel sangue, infatti, danno la caccia a tutti gli intrusi, tra cui figurano batteri, virus e qualunque cellula dal comportamento anomalo o dal nucleo palesemente danneggiato, come - per l'appunto - le cellule cancerose. In prima linea in questo preziosissimo compito si trovano i linfociti NK (Natural Killer), la cui funzione, alla luce del loro nome, appare evidente. Ribadisco a questo punto: perché di questo non si parla mai, nei reparti di oncologia? Forse perché l'oncologo di turno dovrebbe ammettere che i "farmaci" che pretendono di somministrarti stermineranno in primis le cellule del sistema immunitario, cioè quelle demandate a proteggerci dal cancro?

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11 Anni 1 Mese fa #17689 da Imhotep
Risposta da Imhotep al topic Re: Un tumore spiegato in due parole
Quando un certo numero di cellule cancerose sfugge o resiste all'attacco del nostro sistema immunitario (cosa che, fortunatamente, accade di rado), esse possono cominciare a moltiplicarsi, dando vita a un focolaio tumorale. Questa fase viene chiamata promozione, ed è proprio in questa fase, che può durare da pochi mesi a decenni, che è possibile intervenire attivamente per rallentare, se non addirittura bloccare, l'invasione del cancro. In questa fase, infatti, il neonato tumore ha bisogno di grandi quantità di glucosio per alimentare la propria crescita, che cerca di ottenere tramite la creazione di sempre nuovi vasi sanguigni (angiogenesi). E' possibile contrastare questo processo? Negli ultimi anni, i ricercatori hanno cominciato a occuparsi del concetto di dormienza del cancro. Esistono persone - infatti - nelle quali il tumore, sebbene presente, non riesce mai a crescere e a invadere i tessuti circostanti. Perché? Secondo la tesi che intendo esporre a breve, alcuni alimenti di comune reperibilità sono ricchi di molecole particolarmente attive nel contrastare la crescita cancerosa. Sono concetti ormai noti, ma voglio provare a presentarli in maniera più sistematica e approfondita di quanto solitamente si senta o si legga. Non solo: porterò l'esempio di prima mano rappresentato da mio padre, che sta percorrendo proprio la strada che illustrerò. In questo modo, sarò nella posizione di testimoniare fatti concreti, basati sulla realtà, e non solo teorie astratte.

Se il cancro riesce a procurarsi tutti i rifornimenti di cui ha bisogno e se si trova a vivere in un micro-ambiente a lui favorevole (i polmoni di un fumatore, per fare un esempio, rappresentano il classico micro-ambiente ideale per le cellule cancerose), può raggiungere la fase finale del suo sviluppo, detta progressione. Questa è la fase in cui i tumori vengono scoperti ed è anche l'unica fase nella quale diventano realmente pericolosi per l'organismo che li ospita, fino ad un esito spesso fatale (come tutti noi, purtroppo, ben sappiamo). Questa - infatti - è la fase della crescita selvaggia, difficilmente contrastabile, e delle nefaste metastasi. Lo scopo di un'alimentazione anti cancro è proprio quello di non permettere ad alcun focolaio tumorale che eventualmente nascesse dentro di noi di raggiungere questa fase.


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11 Anni 1 Mese fa #17691 da Imhotep
Risposta da Imhotep al topic Il cancro spiegato nei minimi dettagli
Per chi non si accontenta della sintesi schematica appena fatta, inserisco il link al compendio definitivo e aggiornatissimo di tutte le conoscenze attuali sulla patologia cancro. Una buona comprensione della lingua inglese è necessaria per la lettura.

download.cell.com/pdf/PIIS00928674110012...df?intermediate=true

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11 Anni 1 Mese fa #17694 da Imhotep
Risposta da Imhotep al topic Effetti "collaterali" della chemioterapia
Effetti collaterali della chemioterapia, come da pubblicazione "Cancer Treatment and Survivorship Statistics, 2012" (CA: A Cancer Journal for Clinicians):

* Molte terapie oncologiche causano una riduzione della densità ossea. Osteopenia e osteoporosi sono effetti collaterali comuni nelle pazienti in cura per cancro al seno con malfunzionamento ovarico indotto dalla chemioterapia o trattate con inibitori dell'aromatasi.

* Tossicità cardiaca. Il trattamento oncologico può causare una lunga serie di malattie cardiovascolari (in particolare: cardiomiopatie, ischemia, aritmia).

* Deficit cognitivi: problemi di attenzione, concentrazione, memoria e capacità mentali in genere.

* Disordini dell'umore (30 - 40% di tutti i pazienti).

* Fatigue: profondo senso di spossatezza che non migliora con il sonno (80 - 90% di tutti i pazienti sottoposti a chemioterapia o radioterapia).

* Infertilità.

* Dolori di varia natura e intensità (59% di tutti i pazienti trattati). La radioterapia può causare danni irreversibili al sistema nervoso, con conseguente dolore cronico.

Questo elenco, in realtà, è del tutto incompleto. Mancano i danni gravissimi subìti dal sistema immunitario (forse l'effetto collaterale più dannoso in assoluto), quelli alle mucose, i rischi corsi dai reni, la nausea (che può essere devastante) e chissà quanti altri che ora non mi vengono in mente.
Last but not least, non scordiamoci che i farmaci chemioterapici sono - quasi sempre - carcinogeni. Tradotto: causano il cancro. Una perfetta medicina per guarire dal cancro, a occhio e croce. Se non siete ancora convinti, leggetevi questo protocollo ospedaliero per la gestione dei farmaci chemioterapici da parte degli operatori sanitari:

bibliomed.bib.uniud.it/links/indice-link...collo_chemio2003.pdf

La cosa che sarebbe persino divertente, se non fosse tragica, è che i cosiddetti "effetti collaterali" sono gli unici certi, mentre gli effetti benefici praticamente non sono affatto dimostrabili. Bello scambio, non c'è che dire!



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