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Domanda Biossido di Titanio da Aminoacidi e piccoli fastidi

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8 Anni 8 Mesi fa #42177 da Raffaele/Michelangelo
Aminoacidi e piccoli fastidi è stato creato da Raffaele/Michelangelo
Mi è sfuggito quel TiO2 (diossido di titanio) che, se possibile, conviene evitare.

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8 Anni 8 Mesi fa #42178 da miguel
Risposta da miguel al topic Aminoacidi e piccoli fastidi

Raffaele ha scritto: Mi è sfuggito quel TiO2 (diossido di titanio) che, se possibile, conviene evitare.


Ora non mi è chiaro... Anche la solgar utilizza il diossido di titanio. Per esempio nel magnesio chelato :


Other Ingredients
Microcrystalline cellulose, vegetable cellulose, vegetable magnesium stearate, silica, vegetable glycerin, titanium dioxide (color).

Forse ho capito male io...

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8 Anni 8 Mesi fa #42273 da Raffaele/Michelangelo
Risposta da Raffaele/Michelangelo al topic Aminoacidi e piccoli fastidi
Ciao, Miguel.

Il biossido di titanio Solgar è sicuro: è "naturalmente" nano.

Nessuno dei prodotti Solgar contiene artificialmente nano-materiali.

Esso è usato in sicurezza dal 1930.

La Solgar è affidabilissima, non a caso è nei riferimenti scientifici del Linus Pauling Institute.

Molta gente non ha le necessarie competenze valutative e conclude in pregiudizio.

Uso il chelated magnesium da oltre 20 anni: esso ha contribuito a risanarmi l'ipertensione: ne prendo tra le 8 e le 12 tavolette/die e sono un soggetto fondamentalmente sano.

La mia attuale T.I. alla vitamina C, pensa, nonostante i miei 62 anni, è di soli 4 g/die, talvolta 3.
I seguenti utenti hanno detto grazie : miguel

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8 Anni 8 Mesi fa #42280 da alpaluda
Risposta da alpaluda al topic Aminoacidi e piccoli fastidi
Raffaele, scusami ma perché prima hai scritto che il biossido di titanio se possibile conviene evitarlo e poi che quello della Solgar è sicuro???

Per favore, potresti chiarire???

Grazie...

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8 Anni 8 Mesi fa - 8 Anni 8 Mesi fa #42283 da Raffaele/Michelangelo
Risposta da Raffaele/Michelangelo al topic Aminoacidi e piccoli fastidi
Ciao, Alpaluda.

Premessa: non uso prodotti diversi, tranne rare eccezioni, da qelli Solgar.

Il vocabolo “nanoparticelle” designa nanostrutture particolate, di forma mutevole, ma fondamentalmente, per definizione, con una misura non superiore ai 100 nanometri (un'unità di misura di lunghezza, equivalente a un miliardesimo di metro, di simbolo nm).

Sorvolando sulla forma e sullo stato di aggregazione di dette nanoparticelle, esse possono essere di derivazione naturale, di origine antropogenica (riscaldamento, inceneritori, automobili a diesel, industrie, ...) ma anche artificiali, di tipo ingegneristico, ossia fabbricate dalle odierne nanotecnologie per i più disparati utilizzi (per es., le creme solari protettive o gli stessi alimenti oppure i supplementi di materie prime) e la cui attuale esposizione è, per la salute, un'incognita per davvero assoluta.

Come ho già scritto, vi sono NP (nanoparticelle) naturali, NP antropogeniche e NP artificiali (costruite mediante le odierne nanotecnologie).

Ora, l'uomo ormai da tantissimo tempo è esposto alle nanoparticelle naturali (direi anche a quelle antropogeniche, sebbene anche qua con alcuni pericoli) ma non conosce i rischi di un'eventuale esposizione alle nanoparticelle di tipo ingegneristico delle nanotecnologie.

Le nanoparticelle di tutti i prodotti Solgar sono di tipo naturale.

A ciascuno le proprie conclusioni, considerando il loro dispiegamento dal 1930.

Io stesso, ribadisco, uso il Chelated Magniesium, a dosi addirittura doppie e talvolta triple di quelle consigliate, da oltre 20 anni.

Conclusione: per i prodotti Solgar non ho problemi ma se dovessi assumere un prodotto diverso, tipo un Co Q10 di altra marca, il quale contenesse biossido di titanio, mi informerei circa la provenienza, dato che le NP artificiali, di tipo ingegneristico, sono ancora scarsamente valutabili, ai fini della salute.
Ultima Modifica 8 Anni 8 Mesi fa da Raffaele/Michelangelo.
I seguenti utenti hanno detto grazie : alpaluda, Marco R.

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8 Anni 8 Mesi fa #42284 da elena
Risposta da elena al topic Aminoacidi e piccoli fastidi
Le caratteristiche fisico-chimiche dei nanomateriali (NM) – come la maggiore resistenza, reattività chimica e conducibilità rispetto al corrispondente composto chimico di dimensione “normale” – sono alla base della loro grande diffusione. (Rammento che le nanoparticelle tendono ad accumularsi in alcune parti del corpo, in particolare nei tumori o nei tessuti infiammati che possiedono ipervascolarizzazione e scarso drenaggio linfatico.)


Come additivo alimentare, colorante per la precisione, il biossido di titanio compare sotto la sigla E171. Le particelle di biossido ad uso alimentare sono eterogenee: sono, infatti, comprese tra 40 e 220 nanometri (nm), come emerge dal recente studio americano Titanium Dioxide Nanoparticles in Food and Personal Care Products, guidato da Alex Weir dell’Università dell’Arizona.

Quando le dimensioni delle particelle sono comprese nell’intervallo 1-100 nm, il biossido di titanio costituisce un nanomateriale (nano TiO2). Negli ultimi anni, la produzione di nano TiO2 è aumentata e ciò, a sua volta, ha accresciuto sia l’esposizione umana a questo materiale, sia la sua immissione nell’ambiente. E qualcuno ha cominciato a chiedersi se il nano TiO2 può essere tossico?

Studi finalizzati alla valutazione della tossicità dell’E171 hanno evidenziato una relazione sia con la struttura e le dimensioni delle sue particelle, sia con la forma cristallina naturale da cui derivano (il TiO2 è presente in natura sotto tre diverse forme cristalline: il rutilio, l’anatasio e la brookite).



Il biossido di titanio sotto forma di anatasio è 100 volte più tossico del rutilio. Alcuni studi recenti hanno attribuito proprietà proinfiammatorie alle particelle inalate (Hussain 2011); inoltre le interazioni con la superficie gastro-intestinale potrebbero essere coinvolte nell’insorgenza del morbo di Chron (Lomer 2002). Al biossido di titanio è stato attribuito un ruolo potenzialmente carcinogenico dalla Canadian Centre for Occupational Health and Safety (CCOHS) e dall’International Agency for Research on Cancer (IARC). Il Fatto Alimentare, infine, ha già ampiamente parlato del rischio alimentare delle nanoparticelle.

Il 36% delle particelle di E171 negli alimenti ha dimensioni nanometriche e gli alimenti più ricchi di questa sostanza sono le gomme da masticare, le caramelle e alcuni dolciumi, alimenti consumati soprattutto dai bambini. Sono dunque i nostri figli i più esposti al biossido di titanio?

Questo è quanto emerge dello studio già citato di Alex Weir e altri (2012). In particolare, i ricercatori hanno rintracciato alti livelli di E171 in alcuni prodotti alimentari massicciamente presenti sul mercato USA come Dickinson Coconut curd (3,59 ug/mg), le Mentos Freshmint Gum (con livelli > 0,12 ugTi/mg) e i confetti al cioccolato M&M (1,25 ug/mg).



Gli autori hanno valutato anche la potenziale esposizione di diverse fasce di popolazione: poiché il biossido di titanio è presente in molti prodotti per l’infanzia, in USA i più piccoli sono anche i più esposti (in media l’apporto giornaliero sarebbe tra 1-2 mg di titanio per kg di peso, mentre per gli adolescenti si è stimato un apporto di circa 0,2-0,7 mg/kg di peso corporeo).



Quanto ai prodotti in commercio in Europa, è difficile dire: non esiste uno studio simile a quello di Weir e la dicitura E171 non basta a farci capire se si tratta di nanoparticelle e neppure se si tratta di biossido da rutilio o biossido da anatasio.
www.ilfattoalimentare.it/biossido-titani...bo-salute-studi.html
Gli studiosi hanno sottolineato come l'utilizzo alimentare di quest’additivo debba essere monitorato perché queste particelle fanno il loro ingresso senza alcun filtro nell'ambiente e costituiscono un rischio potenziale per gli esseri umani e gli animali.
Una delle conclusioni più eclatanti cui è giunta la ricerca è che i bambini consumano quantità di biossido di titanio più elevate degli adulti, perché dolci come caramelle, marshmallows e le glasse sono tra i prodotti con le più alte concentrazioni di questa sostanza.
Continuando a focalizzare la nostra attenzione sul settore dolciario, è corretto rilevare per non destare pericolosi allarmismi, che l’utilizzo del minerale come colorante (definito naturale) è finalizzato a dare ai prodotti di confetteria e alle creme al latte un piacevole color bianco, che al contrario sarebbe impossibile ottenere con il solo uso degli ingredienti primari come latte, zucchero, panna.
Se è vero, quindi, che non ci sono dati, né studi specifici che confermino o meno effetti dannosi sulla salute umana, tant’è che né l’Unione Europea né in precedenza i singoli stati membri avevano regolamentato l’utilizzo, per esempio, stabilendo dosi massime consigliate, ciò nondimeno per Giovanni D'Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, le industrie alimentari potrebbero attuare il “principio di precauzione” come definito nel regolamento europeo 178/2002, sostituendo il colorante in questione e utilizzando ingredienti veramente naturali, rinunciando un po’ all’aspetto estetico per eliminare ogni dubbio circa qualsiasi livello potenziale di rischio per la salute che oggi comunque permane.
www.sportellodeidiritti.org/notizie/dett...php?id_elemento=1627


quanto al discorso delle nanoparticelle "naturali", sono quelle prodotte dai processi di combustione naturali (vulcani, incendi spontanei), e l'esposizione non è certamente "massiccia", quelle antropogeniche originano dal traffico
veicolare in particolare dai motori diesel, inceneritori, industrie, riscaldamento domestico, bisogna ricordarne il grado di tossicità?

Le NP artificiali, o “ingegnerizzate” trovano già attualmente impiego nella fabbricazione di prodotti di largo consumo. Ad esempio NP di TiO2 sono impiegate nelle vernici, mentre NP di ZnO e di TiO2 sono impiegate nella produzione di creme protettive solari. Molte altre applicazioni sono in fase di sviluppo, nella farmacologia (per la somministrazione mirata di farmaci , o “targeted drug delivery”), cosmetici, ricoperture autopulenti, lubrificanti industriali, pneumatici speciali, bicchieri
autopulenti, semiconduttori, computer, industria elettronica e nelle procedure di decontaminazione dell’ambiente inquinato
Attualmente sono impiegati nell’industria cosmetica (creme protettive solari), elettronica (transistor), metallurgica (leghe e metalli leggeri e resistenti), automobilistica (additivi di vernici antigraffio e nelle mescole dei pneumatici) e negli attrezzi sportivi (nelle scioline per sci, nelle mazze da golf e nelle racchette e palle da tennis). Lo sviluppo esponenziale e l’utilizzo incontrollato delle nanotecnologie implica anche la teorica possibilità che le NP possano diventare “l’asbesto” del 21° secolo, ossia sottendere rischi per la salute umana che verranno identificati solo tardivamente. E’ quindi indispensabile che le NP vengano considerate da entrambi i punti di vista, per i vantaggi che possono produrre, ma anche per
i rischi che teoricamente possono comportare.
www.marionegri.it/media/archivio/it/docs...celle_e_alimenti.pdf

Viene da chiedersi come mai ci sia bisogno di un colorante simile anche per gli integratori...
Per il principio di precauzione, io considero un buon consiglio di non ingerire nanoparticelle di biossido di titanio. Il fatto che siano ovunque, e da lungo tempo, me lo fa rafforzare ancora di più.
I seguenti utenti hanno detto grazie : Midiclò, alpaluda

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